Non bastano il risarcimento pecuniario e la lettera di scuse. A Roma, chi viene denunciato per oltraggio dai vigili urbani, deve accettare la gogna e pubblicare online un video di scuse. Altrimenti va a processo. Bufera sul comune. Interviene la procura. Il video che vi proponiamo è di Rep Tv, a firma di Carlo Bonini.
A portare alla luce quanto accade nella Capitale è stata un’insegnante 32enne che, dopo aver reagito con qualche parola di troppo a una multa, si è vista recapitare dai vigili una lettera con la richiesta del video. Per quanto riguarda il danno provocato con l’oltraggio alla Polizia locale di Roma Capitale – si legge nella raccomandata riportata da Repubblica – ai fini della riparazione è necessario che l’indagata pubblichi un video di scuse, attenendosi al rispetto delle indicazioni sotto riportate”.
Indicazioni che in realtà sono regole ferree. Il video deve essere realizzato e diffuso con mezzi propri dall’indagato, deve restare online almeno due settimane e deve essere pubblicato “su una piattaforma di condivisione video, senza restrizioni per l’accesso e di ampia diffusione”. Basta il proprio profilo Facebook? Assolutamente no. Nella lettera si citano, come esempi, “YouTube, Megavideo, My Space, Google Video” e si dice chiaramente che “Facebook, Twitter e Google+ sono incompatibili con la natura pubblica delle scuse”, perché il video sarebbe “nell’ambito di un numero ristretto di soggetti collegati tra loro”.
Le “linee guida” sono relative anche al contenuto del filmato, che deve durare almeno 30 secondi. Le immagini devono riprendere chiaramente il volto del denunciato, che dovrà recitare un testo precompilato: “Io sottoscritto … con riferimento al procedimento penale a mio carico per oltraggio a pubblico ufficiale n. …, esprimo profondo rincrescimento per il comportamento tenuto nelle vicende per le quali sono indagato”. Poi le “più sentite scuse per le frasi proferite nell’occasione” e “l’apprezzamento per il lavoro quotidianamente svolto” dalla polizia locale a favore della cittadinanza. Dopo aver ricevuto la lettera, firmata dal vicecomandante del Corpo, Massimo Ancillotti, l’insegnante e il suo avvocato si sono rivolti alla procura per chiedere che si “valuti se esistano profili penali di estorsione da parte del Corpo”.
Photo credits: Twitter; video credits: Rep Tv / Carlo Bonini