Dopo la condanna di secondo grado per l’omicidio di Guerrina Piscaglia, Padre Gratien Alabi parla in tv dopo la sentenza. Il religioso congolese è tornato a Roma, dove sconta gli arresti domiciliari.
Dopo quasi un anno dalla sentenza di condanna di primo grado, emessa nell’ottobre del 2016, nei confronti di Padre Gratien Alabi, accusato dell’omicidio e dell’occultamento di cadavere di Guerrina Piscaglia, giovedì 14 dicembre 2017, la Corte d’Assise d’Appello di Firenze ha condannato il religioso congolese a 25 anni di reclusione. L’uomo, ancora una volta davanti alle telecamere di Quarto Grado, si è dichiarato innocente.
Una fine misteriosa quella di Guerrina Piscaglia, scomparsa da Ca’ Raffaello, il primo maggio del 2014. Il corpo della donna, ancora oggi, non è stato trovato, nonostante le diverse battute di ricerca, svolte nei mesi successivi alla scomparsa. Per la Corte d’Assise d’Appello di Firenze non vi sono dubbi, Padre Gratien Alabi è colpevole dell’omicidio e dell’occultamento di cadavere di Guerrina Piscaglia. Il religioso congolese, fuori dall’aula, ha commentato la decisione della corte ai microfoni del noto programma di Rete 4: “Se finirò in carcere sarà un’ingiustizia. Non ho ucciso io Guerrina”. Padre Gratien Alabi ha inoltre sostenuto davanti alle telecamere di Quarto Grado che qualcuno ha tramato contro di lui. Inoltre ha aggiunto di non aver mai ricambiato il sentimento d’amore provato da Guerrina nei suoi confronti: “Io la vedevo come una cristiana normale”.
Il legale di Padre Gratien Alabi, Riziero Angeletti, ha inoltre aggiunto ai microfoni del noto programma condotto da Gianluigi Nuzzi e Alessandra Viero: “Non vogliamo accusare nessuno, ma vorrei però sottolineare che fin dall’inizio le indagini non sono state orientate su altre ipotesi se non quella della colpevolezza di Padre Graziano”. Al momento il religioso congolese è tornato a Roma presso il convento dei padri Premostratensi di Roma, dove sta scontando gli arresti domiciliari, sorvegliato con un braccialetto elettronico.
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