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Mondo

Trump, decisione shock su Gerusalemme. E ora nella Città Santa può scoppiare il caos

Pubblicato da
Domenico Coviello

È atteso nella giornata di oggi, mercoledì 6 dicembre, il riconoscimento formale da parte di Donald Trump di Gerusalemme capitale di Israele, tramite l’annuncio dello spostamento dell’ambasciata da Tel Aviv (attuale capitale) appunto alla Città Santa. Gerusalemme è la città più amata e contesa del mondo. È città sacra per le tre grandi religioni monoteiste della Terra: ebraismo, cristianesimo e islam. È allerta massima, si temono rivolte armate dei palestinesi.

“È UNA PROMESSA FATTA DA TEMPO…”

Nonostante il rischio molto concreto di infiammare una parte di mondo storicamente molto calda la Casa Bianca tira dritto. E nel confermare che nelle prossime ore il presidente degli Stati Uniti Donald Trump riconoscerà Gerusalemme quale capitale di Israele, fonti senior dell’amministrazione americana spiegano la svolta. La decisione sarebbe frutto di una promessa avanzata da tempo e che Trump insiste vada mantenuta. Così si conferma anche l’avvio dell’iter per il trasferimento dell’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, che non avverrà però nell’immediato, bensì si tratta di un processo destinato a spalmarsi negli anni. La Casa Bianca insiste nel sottolineare che si tratta quasi di una “constatazione dell’ovvio”, sganciata tra l’altro dal processo di pace su cui l’amministrazione Usa esprime immutata determinazione.

PAURA DI VIOLENTI DISORDINI

L’annuncio ufficiale ancora non c’è stato ma Israele si sta preparando a fronteggiare una rivolta palestinese. Montano i timori per possibili manifestazioni di protesta e disordini, al punto che lo stesso consolato degli Stati Uniti a Gerusalemme ha diramato un comunicato in cui invita il personale americano, i loro familiari e in più in generale i cittadini americani, a evitare spostamenti non essenziali in parti della città e in Cisgiordania in vista di possibili manifestazioni. Le fazioni palestinesi e islamiche hanno proclamato “tre giorni di collera” contro la decisione americana di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele. Lo riferisce il Jerusalem Post. “Facciamo appello alla nostra gente in Israele e nel mondo a radunarsi nei centri delle città’ e di fronte alle ambasciate e ai consolati israeliani con l’obiettivo di manifestare la rabbia del popolo”. La questione infiamma il mondo arabo e crea seria preoccupazione anche in Europa.

Il presidente degli Usa, Donald Trump

TURCHIA e ARABIA SAUDITA

Duro l’ammonimento della Turchia: “Signor Trump, Gerusalemme è la linea rossa per i musulmani“, ha avvertito il premier Erdogan, annunciando la convocazione, in qualità di presidente di turno dell’Organizzazione della cooperazione islamica, di un summit dei 57 Paesi membri “in 5-10 giorni”. Il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele “rappresenterebbe una flagrante provocazione per i musulmani in tutto il mondo“, ha detto il re saudita Salman bin Abdulaziz Al Saud al presidente Usa nel corso di una conversazione telefonica. Lo scrive l’agenzia di stampa ufficiale saudita. Una mossa di questo tipo “prima del raggiungimento di un’ intesa minerebbe il negoziato di pace in corso e costituirebbe una escalation in tutta la regione”.

LA UE E LA FRANCIA

“Dall’inizio dell’anno, l’Unione europea ha chiarito le sue aspettative che ci possa essere una riflessione sulle conseguenze che potrebbe avere qualunque decisione o atto unilaterale sullo status di Gerusalemme”, ha scritto in una nota l’Alto Rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, Federica Mogherini. “Il focus dovrebbe perciò restare sugli sforzi per riavviare il processo di pace e sull’evitare qualunque atto che possa minare questi sforzi”. Anche il presidente francese, Emmanuel Macron, ha espresso la sua “preoccupazione” a Trump. Il capo dell’Eliseo ha ricordato che la questione dello “status di Gerusalemme dovrà essere risolta nel quadro dei negoziati di pace fra israeliani e palestinesi”.

I PALESTINESI CHIAMANO IL PAPA

E una telefonata è avvenuta tra il presidente palestinese Abu Mazen e Papa Francesco: si sono parlati al telefono sulla questione relativa all’annunciato spostamento dell’ambasciata Usa in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme. Lo ha confermato all’Ansa il portavoce della Santa Sede, Greg Burke, specificando che la conversazione è avvenuta “per iniziativa del presidente palestinese”.

Papa Francesco e il presidente palestinese Abu Mazen

Photo credits: Twitter

Domenico Coviello

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Domenico Coviello

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