Alessandro Leogrande, 40 anni, è morto stroncato da un malore fulminante nella sua abitazione a Roma. Nato a Taranto era scrittore, giornalista e filosofo. Era appena tornato da una conferenza a Campi Salentina (Lecce) per la “Città del libro”.
Alla sua città aveva dedicato i primi anni di militanza e impegno politico e intellettuale, scrive su Repubblica online Gino Martina. Nei suoi anni di lavoro aveva realizzato importanti inchieste sulla criminalità organizzata, sul caporalato in Puglia, sull’acciaieria Ilva. È stato vicedirettore dello Straniero, la rivista diretta da Goffredo Fofi. Ha iniziato la sua attività giornalistica a Primavera Radio-Radio Popolare Salento. Scriveva per il Corriere del Mezzogiorno e collaborava con Rai Radio 3.
Autore impegnato e osservatore dei costumi e della società, tra le sue opere più recenti si ricordano Uomini e caporali. Viaggio tra i nuovi schiavi nelle campagne del Sud, (Premio Napoli-Libro dell’anno, Premio Sandro Onofri, Premio Omegna, Premio Biblioteche di Roma). Nel suo ultimo libro Il naufragio. Morte nel Mediterraneo (Feltrinelli) con cui aveva vinto il Premio Ryszard Kapuściński e il Premio Paolo Volponi, Leogrande aveva raccontato il naufragio della Kater i Rades, la motovedetta albanese carica di profughi avvenuto il 28 marzo 1997 nel canale d’Otranto.
A confermare la notizia della scomparsa del giovane scrittore è stato il padre di Alessandro, Stefano Leogrande, che ha ricordato così il figlio, secondo le parole riportate da Vita.it: “Alessandro è stato un uomo di grande fede nel Cristo e nell’uomo. Tutto questo l’ha portato, già da giovanissimo, nello scoutismo e successivamente nei campi di volontariato della Caritas Diocesana di Taranto in Albania e, come giornalista e scrittore, si è impegnato in difesa degli ultimi e dei ferocemente sfruttati nei più diversi contesti: nell’ambito del caporalato, degli immigrati, dei desaparecidos in Argentina, ed ovunque ci sia stato un sopruso”.
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