La società ha tenuto nascosto per oltre un anno di aver subito l’hackeraggio dei dati di 57 milioni di utenti nel mondo, di cui 600 mila conducenti delle auto che trasportano i passeggeri.
“PAGATI 100 MILA DOLLARI PER NON FAR EMERGERE LO SCANDALO”
E secondo Bloomberg avrebbe preferito pagare un riscatto di 100 mila dollari agli autori del maxifurto per evitare che divulgassero la notizia. Ad ammettere il pirataggio è stato il Ceo (l’amministratore delegato) Dara Khosrowshahi, che ha preso la guida di Uber da agosto e che ha sostenuto di aver saputo dell’incidente solo “recentemente”.
A RISCHIO IDENTITA’ E DATI PRIVATI
In particolare sono stati hackerati i nomi, le email e i numeri di telefono degli utenti, oltre ai numeri di patente dei conducenti. Sulla base di accertamenti esterni, ha spiegato Uber, i numeri della carte di credito e dei conti bancari, i numeri della sicurezza sociale (l’equivalente del nostro codice fiscale con cui negli Usa si può rubare l’identità di una persona) e le date di nascita degli utenti non sarebbero stati piratati. Idem i percorsi dei viaggi.
“ASSICURO CHE I DATI SARANNO DISTRUTTI”
Khosrowshahi ha riferito che i responsabili sono due persone che non fanno parte della società ma di cui non è stata fornita l’identità. L’incidente non ha colpito il sistema dell’impresa né la sua infrastruttura, ha assicurato. “Al momento dell’incidente abbiamo preso immediatamente le misure per mettere al sicuro i dati e mettere fine all’accesso non autorizzato. Abbiamo identificato i responsabili e ottenuto delle assicurazioni che i dati raccolti saranno distrutti“, ha aggiunto, l’amministratrice delegata.
LE ALTRE MAXI TRUFFE, TUTTE NEGLI USA
Uber ha ammesso di aver sbagliato nel non informare subito le vittime del pirataggio informatico e le autorità, riaprendo il dibattito sulla sicurezza e la trasparenza di tutte le società che gestiscono milioni di dati personali. Gli Stati Uniti hanno subito numerosi hackeraggi negli ultimi anni, dal maxi attacco del 2013 a Yahoo (3 miliardi di account trafugati) a quello dello scorso settembre contro Equifax (oltre 145 milioni di clienti americani, canadesi e britannici). In mezzo quelli ai danni della Nsa e del Partito democratico, con il sospetto coinvolgimento dei servizi segreti russi.
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