Colpo di scena in Sicilia. La Direzione investigativa antimafia ha sequestrato il patrimonio di Gianfranco Becchina, produttore di olio ma anche presunto mecenate e collezionista di oggetti d’arte. Secondo le accuse avrebbe foraggiato economicamente la latitanza di Matteo Messina Denaro.
IL MANIERO CHE OSPITO’ L’IMPERATORE
La notizia, riportata su Repubblica in un articolo a firma di Salvo Palazzolo, apre uno squarcio su inquietanti scenari finora non emersi con chiarezza. Le indagini della Direzione investigativa antimafia di Trapani, coordinate dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e dal sostituto Geri Ferrara, hanno portato ad apporre i sigilli a una girandola di società, una delle quali risulta proprietaria di un’ala dell’ex castello “Bellumvider” costruito nel 1239 per accogliere l’imperatore Federico II di Svevia, poi diventato il Palazzo ducale dei principi Pignatelli Aragona Cortes Tagliavia: uno dei luoghi simbolo del centro storico di Castelvetrano.
TRAFFICO DI REPERTI ARCHEOLOGICI
Il decreto firmato dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale di Trapani presieduto da Piero Grillo ripercorre trent’anni di indagini nei confronti di Gianfranco Becchina, scrive Repubblica, che sembravano ormai chiuse con una sentenza che dichiarava la prescrizione su tanti traffici internazionali di reperti archeologici. Invece, nei mesi scorsi, sono arrivate dichiarazioni di un testimone d’eccezione come Giuseppe Grigoli, l’ex patron di Despar in Sicilia condannato per essere stato il braccio imprenditoriale del superlatitante Matteo Messina Denaro, che hanno inguaiato di nuovo il mercante d’arte.
“BUSTE PIENE DI SOLDI PER IL BOSS…”
Secondo quanto scrive Salvo Palazzolo su Repubblica, Grigoli avrebbe raccontato ai pm della direzione distrettuale antimafia di Palermo di aver ricevuto buste piene di soldi dal Becchina, fra il 1999 e il 2006, da consegnare a un tramite d’eccezione, Vincenzo Panicola, il cognato di Matteo Messina Denaro. A fine degli anni Novanta, lo stesso Messina Denaro avrebbe commissionato il furto del Satiro Danzante. Adesso un pentito racconta i dettagli di quel gran colpo organizzato dalla mafia: era tutto pronto per spedire il tesoro in Svizzera.
Photo credits: Twitter e Facebook; video credits: You Tube / DIA Trapani
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