Una “trattativa riservatissima tra Vaticano e procura di Roma” per chiudere il caso di Emanuela Orlandi, la ragazza di 15 anni, cittadina vaticana, che il 22 giugno 1983 sparì in circostanze misteriose. E intercettazioni shock fra gendarmi del Vaticano su testimonianze omissive da rendere ai pm, concordate a tavolino. È quanto ipotizza il giornalista Gianluigi Nuzzi nel nuovo libro inchiesta “Peccato originale” da giovedì 9 novembre nelle librerie.
“Una storia che preoccupava Benedetto XVI – scrive Nuzzi – tanto da spingere la Santa Sede ad aprire, negli ultimi due anni del suo pontificato, un dialogo segreto, una trattativa, con la procura di Roma. Un caso che ha visto l’interesse anche di papa Francesco, con la richiesta di approfondimenti affidata al suo primo collaboratore, il segretario di Stato Pietro Parolin”.
NELLA BASILICA IL SEPOLCRO DEL BOSS…
“A partire dal novembre del 2011 – scrive il giornalista – dai sacri palazzi arriva dalla magistratura italiana un concreto segnale di dialogo sul caso Orlandi“. Nuzzi si riferisce a una presunta trattativa riservata tra i vertici della magistratura romana e gli alti prelati, i quali fecero sapere al procuratore Giancarlo Capaldo, che da anni indagava sulla scomparsa della povera Emanuela, del loro imbarazzo per la crescente “tensione massmediatica” a causa della presenza nei sotterranei di sant’Apollinare della tomba di Enrico De Pedis, il boss della banda della Magliana, sospettato d’aver avuto un ruolo centrale nella sparizione della ragazza e sepolto lì in cambio di una donazione.
“VOI RIMUOVETE LA TOMBA E NOI IN CAMBIO…”
Gianluigi Nuzzi riparte dal finale del film di Roberto Faenza La verità sta in cielo per spiegare che il “disagio per sospetti e pettegolezzi” era tale che se i giudici avessero preso l’iniziativa di rimuovere loro la salma, il Vaticano avrebbe fornito tutto ciò che sapeva: “Da una parte una verità clamorosa, sebbene parziale su Emanuela Orlandi: non la rivelazione degli autori dell’omicidio ma informazioni utili per recuperare i resti del corpo. In cambio la chiusura del capitolo De Pedis, così scomodo per la Santa Sede, con il successivo spostamento della tomba per iniziativa giudiziaria della capitale. La ‘trattativa’, dopo la traslazione della salma e l’esame di 409 cassette e 52.188 ossa umane per cercare eventuali tracce della Orlandi, salta”.
I PAPI MESSI ALL’ANGOLO
“Ogni volta che si è intravisto uno spiraglio, subito è stato violentemente rinchiuso, impedendo di arrivare alla verità e lasciando a pochi la conoscenza di quanto accaduto. Una conoscenza che, come spesso accade in Vaticano, rimane un’arma carica senza sicura, pronta a essere adoperata per pressioni, ricatti e altre violenze. Deve’essere stata esattamente questa la situazione – scrive Nuzzi – in cui si trovò Albino Luciani, quando venne eletto papa, pochi anni prima che Emanuela Orlandi sparisse. Giovanni Paolo I fu fortemente scosso dalla scoperta di come i mercanti avessero ormai occupato il tempio. Una verità troppo scomoda per essere rivelata”.
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