La figlia del boss mafioso di Bagheria, Pino Scaduto, arrestato oggi 30 ottobre in un’operazione antimafia, avrebbe avuto una relazione con un maresciallo dei carabinieri e per questo il padre di lei avrebbe ordinato al figlio di ucciderla. Il giovane però ha reagito all’ordine disumano del padre.
“Tua sorella si è fatta sbirra“, diceva il boss mafioso siciliano al figlio. Ma il giovane, 30 anni, temeva di finire in carcere. “Io ho 30 anni e non mi consumo per lui“, diceva ad un amico intercettato dai carabinieri. Nell’operazione “Nuova alba”, che stamane 30 ottobre ha portato all’arresto di 16 persone, sono state ricostruite anche diverse estorsioni ai danni di imprenditori edili tra Bagheria e Altavilla.
L’operazione antimafia in corso è rivolta contro presunti esponenti del mandamento mafioso di Bagheria. I carabinieri del Comando Provinciale di Palermo, con l’ausilio di unità cinofile e di un elicottero, stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 16 persone accusate a vario titolo di associazione mafiosa ed estorsione aggravata dal metodo mafioso. Il provvedimento di custodia cautelare riguarda Pietro Liga, Antonino Virruso, Francesco Speciale, Giacinto Di Salvo, Salvatore Zizzo, Vito Guagliardo, Damiano D’Ugo, Vincenzo Urso, Andrea Lombardo, Michele Modica, Giovan Battista Rizzo, Giovanni Trapani, Francesco Lombardo, Andrea Carbone e Nicola Marsala. Nessun imprenditore ha denunciato i ricatti del pizzo, secondo quanto scrive Repubblica.
Il provvedimento è stato emesso dal gip del Tribunale di Palermo, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. Pino Scaduto era stato scarcerato lo scorso aprile dopo essere stato arrestato nell’operazione Perseo del 2008. Secondo gli inquirenti avrebbe cercato di riprendere il comando della cosca di Bagheria. Il boss è adesso di nuovo in cella, assieme ad altri quindici presunti affiliati. Nel 1983, riporta Repubblica, il boss dell’Acquasanta Antonino Pipitone fece uccidere la figlia Lia per il sospetto di una relazione extraconiugale, mentre un anno prima, un altro mafioso vicinissimo a Totò Riina, Giuseppe Lucchese, aveva fatto uccidere la sorella, il marito e l’amante per il sospetto di un triangolo amoroso. Cinque anni dopo, Lucchese uccise la cognata. “Si diceva che erano donne troppo libere”, ha raccontato il pentito Gaspare Mutolo.
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