Re Felipe VI durissimo, ancora una volta: “La secessione inaccettabile, la Catalogna è, e sarà, parte della Spagna”. E contro Barcellona ora scattano misure di forza nel quadro dell’art. 155, la norma costituzionale che consente di commissariare il governo autonomo della Catalogna. Con il rischio però di provocare un sollevamento dei “ribelli” dalle conseguenze imprevedibili.
AGGIORNAMENTO DOMENICA 22 OTTOBRE ORE 10:16 – Il premier spagnolo Mariano Rajoy ha detto che assumerà le competenze del presidente catalano Carles Puigdemont per convocare nuove elezioni. Il governo spagnolo ha deciso di proporre al Senato la destituzione del presidente catalano Carles Puigdemont, del vicepresidente Oriol Junqueras e di tutti i membri del Govern. “La mia volontà è di andare a elezioni il prima possibile, non appena sarà ripristinata la normalità istituzionale. Lo vuole la maggioranza, dobbiamo aprire una nuova fase”, ha aggiunto Rajoy parlando al massimo di sei mesi.
Da parte sua, riporta il sito web dell’Ansa, Re Felipe VI di Spagna ha denunciato a Oviedo l’ “inaccettabile tentativo di secessione” catalano e affermato che la Catalogna “è, e sarà, una parte essenziale della Spagna”. Parlando ieri 20 ottobre alla cerimonia del Premio 2017 Principessa di Asturie, Felipe di Borbone ha detto che la Spagna “farà fronte all’inaccettabile tentativo di secessione di una parte del suo territorio nazionale e lo risolverà con le sue legittime istituzioni democratiche, nel rispetto della costituzione e dei valori e principi della democrazia parlamentare”.
Commissariamento, Repubblica, elezioni: la Catalogna ribelle è di fronte quindi ad un nuovo delicato bivio nell’infinita crisi dell’indipendenza, che ora può farsi più dura. Giovedì 19 ottobre il presidente della Catalogna, Carles Puigdemont, aveva inviato una lettera al premier spagnolo Mariano Rajoy per chiedere, nella sostanza, di tenere aperta la porta del dialogo, poiché, qualora la Spagna avesse annunciato l’applicazione dell’art. 155, la Catalogna avrebbe risposto con la proclamazione tout court dell’indipendenza.
Come se non bastasse, nei giorni scorsi un giudice spagnolo ha ordinato l’arresto dei presidenti delle due grandi organizzazioni indipendentiste della società civile catalana Anc e Omnium, Jordi Sanchez e Jordi Cuixart, accusati di “sedizione” per le manifestazioni pacifiche di Barcellona il 20 e il 21 settembre. E non mancano le preoccupazioni sul fronte dell’economia: Madrid è convinta che, con la secessione della Catalogna, la crescita della Spagna ne risentirebbe in maniera molto forte.
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