Commissariamento, Repubblica, elezioni: la Catalogna ribelle è di fronte ad un nuovo delicato bivio nell’infinita crisi dell’indipendenza, che ora può farsi più dura. Oggi 19 ottobre scade l’ultimatum del premier spagnolo Mariano Rajoy al presidente catalano Carles Puigdemont, il quale ha fatto sapere, con una lettera a Rajoy, che se la Spagna sospenderà l’autonomia della Catalogna, scatterà la dichiarazione di indipendenza.
AGGIORNAMENTO ORE 11:22 – +++ Il governo spagnolo si riunirà sabato 21 ottobre a Madrid per attivare l’articolo 155 della costituzione: la Catalogna sarà commissariata, la sua autonomia sospesa +++
La decisione è arrivata stamani 19 ottobre dopo quella che Madrid considera una risposta negativa del presidente catalano Carles Puigdemont all’ultimatum del premier Mariano Rajoy. Il governo spagnolo ritiene che il presidente catalano “non abbia risposto” alle richieste di Madrid e andrà avanti nell’applicazione dell’art. 155, ha detto il portavoce dell’esecutivo spagnolo Inigo Mendez de Vigo. Un Consiglio dei ministri straordinario sabato approverà l’attivazione del 155, che sarà sottoposta al voto del Senato, per “ristabilire l’ordine costituzionale in Catalogna”.
Rajoy ha avvertito che potrebbe applicare l’art. 155 della costituzione, che gli consente di commissariare la Catalogna. Con il rischio però di provocare un definitivo sollevamento catalano: la secessione. Puigdemont, in una missiva inviata al premier spagnolo pubblicata online da El Pais, ha sostenuto che: “se il Governo e lo Stato persisteranno nell’impedire il dialogo e nel continuare la repressione, il Parlamento della Catalogna potrà procedere, se lo riterrà opportuno, a votare la dichiarazione formale di indipendenza“.
“NON CI ARRENDEREMO A MADRID”
“Non ci sarà resa” ha detto il portavoce indipendentista Jordi Turull. Sul “President” Puigdemont crescono le pressioni perché revochi la ‘sospensione’ dell’indipendenza annunciata il 10 ottobre. La repressione spagnola si è accentuata, con l’arresto dei leader indipendentisti Jordi Sanchez e Jordi Cuixart per sedizione. Che ha innescato oceaniche protesta a Barcellona e la dura reazione di Puidgdemont che ha parlato di “detenuti politici”.
“LA CATALOGNA FACCIA LE ELEZIONI”
Rajoy ha fatto un’ultima offerta ieri, invitando al “buon senso”. Propone di non usare l’arma dell’articolo 155 se Puigdemont convocherà subito elezioni regionali anticipate. Con i due alleati del premier spagnolo, il socialista Pedro Sanchez e Albert Rivera di Ciudadanos, che chiedono nel quadro del “155” elezioni immediate, convinti di vincerle e di formare un governo alternativo a quello secessionista. Galiziano prudente e moderato Rajoy non è entusiasta di dover usare “l’arma atomica” del 155 ma un passo indietro di Puigdemont sembra escluso.
COSA PUO’ SUCCEDERE ADESSO?
Se Rajoy attiverà il 155, Puigdemont potrebbe rispondere proclamando la “Repubblica” e convocando elezioni non regionali ma “costituenti” del nuovo “Stato indipendente”. Una mossa preparata nelle ultime ore in riunioni di crisi dai partiti indipendentisti. La Repubblica, con capitale Barcellona, sarebbe dichiarata “a giorni” secondo Mireia Boya della Cup. I 72 deputati di Puigdemont sono stati così pregati di non allontanarsi da Barcellona mentre per sabato prossimo 21 ottobre, è stata convocata una grande manifestazione sempre nella capitale. Le organizzazioni della società civile catalana si preparano intanto a una resistenza pacifica e “gandhiana” di massa “in difesa delle istituzioni” se Madrid commissarierà la Catalogna. Rajoy allo scadere dell’ultimatum domani dovrebbe convocare una riunione straordinaria del governo per avviare la procedura art.155 al Senato, che darà il via libera alla procedura in circa una settimana. Poi si sposterà a Bruxelles dove chiederà l’appoggio del vertice Ue. Con in mano buie previsioni per l’economia se la crisi andrà avanti.
CONSEGUENZE ECONOMICHE
L’Autorità Fiscale di Madrid ipotizza un calo della crescita nel 2018 di fino all’1,2% con perdite fino a 12 miliardi per l’economia spagnola. L’art. 155 consentirà a Rajoy di assumere le competenze del Govern, iniziando dagli interni, con il controllo dei Mossos d’Esquadra, la polizia locale, e dell’economia, defenestrando il vicepresidente Junqueras. Puigdemont secondo alcuni media non sarebbe destituito ma perderebbe i suoi poteri. Contro di lui però potrebbe procedere la procura spagnola incriminandolo per ‘ribellione’. Ara scrive che il procuratore generale dello Stato José Manuel Maza “vuole essere colui che ha messo in prigione Puigdemont”.
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