Uno dei gialli d’Italia irrisolti, fra i cold case più misteriosi, si è clamorosamente riaperto a quasi cinquant’anni di distanza. Grazie a nuove indagini avviate dalla magistratura a seguito dell’inattesa testimonianza di una donna che si è recata dalla polizia. E ora ci sono persone della Torino facoltosa che non dormono più sonni tranquilli.
Perché fra essi c’è forse l’assassino – o uno degli assassini – di una bella ragazza, Martine Beauregard, francese, 25 anni, prostituta di alto bordo, orrendamente torturata e uccisa nella notte fra il 17 e il 18 giugno 1969. E ritrovata qualche ora più tardi, scaraventata in un fossato nei pressi dell’ippodromo di Vinovo, alle porte di Torino.
UNA DONNA VA SPONTANEAMENTE DALLA POLIZIA
Come ha scritto nei giorni scorsi Erika Di Blasi su Repubblica in cronaca di Torino: “La testimonianza della moglie di un imprenditore edile che lo scorso anno si è presentata alla Squadra Mobile di Torino, guidata dal capo Marco Martino, ha aperto una nuova pagina sul delitto. Il marito, in punto di morte, le ha infatti confessato che suo zio era coinvolto nell’omicidio della bella Martine. L’uomo, subito dopo il ritrovamento del cadavere della ragazza, si era trasferito in Sud America”.
UN UOMO SCAPPA IN SUD AMERICA
Salvo poi rientrare in Italia quando dell’omicidio si autoaccusò Carlo Campagna, alias Charlie Champagne, figlio di un industriale, e che oggi farebbe il sensitivo. Sì perché ci fu dunque un uomo, giovane all’epoca, che accusò se stesso e finì in carcere. Ma Campagna ritrattò, anche perché emerse che il suo racconto non reggeva. Così come in carcere finì anche Ugo Goano, “protettore” di Martine Beauregard, il quale avrebbe anch’egli mentito. Ma perché, per “coprire” chi? In ogni caso sia Campagna che Goano furono scagionati e il caso archiviato. Prima di essere riaperto, oggi, quasi mezzo secolo dopo.
TANTI PUNTI INTERROGATIVI E UN LIBRO-VERITA’
Proviamo a ricapitolare. Cosa è successo a Martine? Sarebbe stata vittima di un’atroce nottata di orge e violenza nel corso di un festino in una villa del Torinese. Chi vi avrebbe partecipato? Dopo 48 anni, malgrado il grande clamore che all’epoca ebbe il caso, e non soltanto sulle pagine locali dei giornali, a indicare una possibile pista è ancora un giallo romanzato, L’ultima notte con Martine, pubblicato nel 2002 da Claudio Giacchino, cronista di lungo corso della Stampa che aveva seguito la vicenda fin dall’inizio.
LA LETTERA ANONIMA DEL CORVO
Secondo quanto riporta Massimo Novelli sul Fatto Quotidiano di oggi 12 ottobre, nel suo giallo-verità Giacchino fa riferimento a una lettera anonima, la missiva del “Corvo”, in cui furono fatti nomi e cognomi dei presunti assassini di Martine: un magistrato presidente di un tribunale piemontese, un avvocato importante, alcuni professionisti e un industriale.
IL FASCICOLO SPARITO NEL NULLA
Giallo nel giallo, la lettera del Corvo è sparita. Non solo. Si è volatilizzato l’intero fascicolo giudiziario sull’omicidio di Martine Beauregard, che il pm torinese Andrea Padalino e i poliziotti della squadra mobile del capoluogo piemontese hanno invano cercato sia al Palazzo di Giustizia che all’Archivio di Stato. Il mistero continua. Ma lentamente, molto lentamente, la verità ricomincia a farsi strada.
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