Tre giornalisti, tra cui un italiano, Roberto Di Matteo, sono stati arrestati in Venezuela mentre stavano conducendo un’inchiesta nel carcere di Tocoron. Insieme a Di Matteo, un collega venezuelano, Jesus Medina, e uno svizzero di Lugano, Filippo Rossi.
A rendere nota la vicenda, secondo quanto ha riferito per primo il sito venezuelano El Nacional, sono state l’Unione Nazionale dei Lavoratori della Stampa (Sntp) e l’organizzazione Espacio Público. La conferma della presenza del giornalista italiano è arrivata anche dalla Farnesina. L’ambasciata d’Italia a Caracas, in stretto raccordo con Roma, ha fatto sapere di essere fin dal primo momento sul caso in stretto contatto con le autorità locali. Gli altri due fermati sono Filippo Rossi di Lugano e il venezuelano Jesus Medina.
IL MESSAGGIO DEL PADRE SU FACEBOOK
Di Matteo, che si occupa di videoreportage da zone di conflitto o rivoluzione, è originario di Sannicandro, nella Murgia barese e collabora con il Giornale e il sito Gli occhi della guerra. Filippo Rossi è anch’egli collaboratore del Giornale. In un messaggio su Facebook, il padre di Roberto scrive: “Roberto è stato fermato in Venezuela mentre stava svolgendo il suo lavoro di giornalista”. E conferma che il figlio “è in Venezuela per realizzare un reportage sulla situazione del Paese” ma aggiunge di non sapere quali siano le accuse mosse contro il reporter italiano: “Domani il giudice dovrebbe fissare l’eventuale udienza del processo”.
UN’INCHIESTA A 360 GRADI
Secondo quando scrive sul Giornale lo storico inviato di guerra del quotidiano milanese, Fausto Biloslavo, i tre cronisti erano da una settimana in Venezuela per realizzare un reportage non solo sul fronte anti governativo, ma pure sui gruppi chavisti che appoggiano il governo autoritario di Nicola Maduro. Il 6 ottobre si sono diretti a nord di Caracas, la capitale, assieme a Jesús Medina, un giornalista del portale d’informazione Dolar Today, molto noto e fortemente critico del governo di Maduro.
UDIENZA IN TRIBUNALE
Sembra che l’obiettivo fosse intervistare uno dei capi dei detenuti nel carcere di Aragua, meglio conosciuto come Tocoron, un luogo molto pericoloso. Di Matteo, in un’ultima telefonata in Italia verso le 18 di venerdì scorso 6 ottobre, ha sostenuto che avevano l’autorizzazione della polizia, ma una volta giunti al carcere sono stati fermati dalla Guardia boliviana. Oggi, domenica 8 ottobre, si dovrebbe tenere un’udienza davanti a un magistrato e le autorità consolari italiane hanno chiesto di potere visitare i giornalisti detenuti.
Photo credits: Twitter
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