Disposta dal pm la perizia psichiatrica sul fidanzato reo confesso dell’omicidio di Noemi Durini, per verificare la capacità di intendere e volere del 17enne. In molti chiedono giustizia per la ragazza, anche alcuni familiari del presunto assassino, ma ecco perché Lucio potrebbe cavarsela con poco.
Un amore sbagliato finito in tragedia quello della giovane studentessa di Specchia, Noemi Durini. La sedicenne aveva tutta la vita davanti che però le è stata tolta da quel ragazzo di cui si era innamorata perdutamente, tanto da giustificare, nel corso della loro relazione, le violenze perpetratele. Il fidanzato reo confesso, prima dell’omicidio, era già stato sottoposto al trattamento sanitario obbligatorio (tre per la precisione), che però non sono serviti a placare la sua violenza e rabbia. La pm del Tribunale per i Minorenni di Lecce, Anna Carbonara, che si sta occupando del caso, non ha potuto sorvolare sulla storia pregressa del giovane ed è proprio per questo motivo che ha disposto, pochi giorni fa, un incidente probatorio per effettuare una perizia psichiatrica prima del processo sul giovane diciassettenne. Lo scopo è quello di capire se il fidanzato, al momento dell’efferato omicidio di Noemi Durini, fosse in grado di intendere e volere.
In molti si domandano cosa dovesse accadere al ragazzo qualora la perizia psichiatrica dovesse risultare positiva: in questo caso, probabilmente, gli verrà riconosciuta l’infermità mentale, la quale potrebbe fargliela fare franca. Qualora ciò dovesse accadere sarebbero in molti a non credere più nella giustizia italiana, anche alcuni familiari dello stesso presunto assassino che, tramite una lettera letta durante la trasmissione Quarto Grado, hanno chiesto giustizia per Noemi Durini.
In attesa dei risultati, il diciassettenne si trova in carcere con l’accusa di omicidio premeditato. Gli inquirenti continuano ad indagare sull’efferato omicidio per comprendere se il fidanzato possa aver agito da solo, come lui stesso ha confessato, o se si sia avvalso di qualche complice.
Photo Credits Facebook