È stato assegnato a Ican – la Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari che raccoglie oltre 440 gruppi di 100 diversi Paesi – il Premio Nobel per la pace 2017.
L’annuncio è arrivato dal comitato dei Nobel a Oslo, in Norvegia, stamani 6 ottobre. Rispettate in pieno le previsioni che, con la crisi nord coreana in corso e con il braccio di ferro fra Teheran e Washington sul trattato sul nucleare iraniano, davano questo tema come il favorito nelle preferenze dei selezionatori. Il comitato per il Nobel è arrivato alla decisione di premiare l’International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN) travolto dalle polemiche degli ultimi mesi.
Il silenzio dell’ex paladina democratica Aung San Suu Kyi sulla persecuzione dei rohingya in Myanmar ha scatenato una guerra tra Nobel: prima l’attivista pakistana Malala Yousafzai, poi il Dalai Lama e Desmond Tutu. Tutti hanno criticato la “Lady” per non essere intervenuta sulle violenze che hanno costretto oltre 500 mila appartenenti alla minoranza musulmana a fuggire in Bangladesh. E si è diffusa rapidamente la petizione lanciata su change.org per revocarle il Nobel per la pace, che ha raccolto 430 mila firme. Ma la questione birmana non è stata l’unica a gettare qualche ombra sulla giuria di Oslo. Il dissidente cinese Liu Xiaobo, le cui battaglie per la libertà sono state sostenute dall’occidente solo a parole e a intermittenza, è morto a luglio in carcere, dopo 11 anni di prigionia. Troppo timide e tardive le richieste di scarcerazione della comunità internazionale, che pur avendolo insignito del Nobel nel 2010 ha preferito non creare attriti con il governo cinese.
Critiche non erano mancate neppure lo scorso anno, quando è stato premiato il presidente della Colombia Juan Manuel Santos per il processo di pacificazione con le Farc. L’accordo ottenuto con i guerriglieri è stato poi bocciato da un referendum popolare, mettendo in imbarazzo il governo che ha dovuto riaprire le negoziazioni. Ora le Farc non sono più una milizia armata e si sono costituite partito, ma la decisione di Oslo è apparsa comunque troppo frettolosa. Nel tentativo di riacquistare la fiducia dell’opinione pubblica internazionale, quest’anno è stata scelto un tema popolare, che dovrebbe mettere d’accordo tutti.
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