Si beve sempre meno latte: lo svela un report dell’ISMEA

Una ricerca dell’Istituto per i Servizi per il Mercato Agricolo e Alimentare, ISMEA, ha evidenziato un netto calo nel consumo di latte nelle famiglie con bambini al di sotto dei sei anni. La cultura della colazione non è più la stessa: per gli esperti della “Filiera del Latte del Lazio”, le cause vanno ricercate non nel minor numero di figli a famiglia ma nell’eccessivo allarmismo nei confronti di intolleranze e allergie e nella lontananza esistente tra produttori e consumatori finali.

Un  tempo la colazione “mediterranea” era parte integrante della cultura italiana, un rito sacro che, in famiglia, si ripeteva mattina dopo mattina. Oggi, secondo un report ISMEA del Piano Zootecnico Lattiero Caseario Consumi Latte, l’acquisto di latte soprattutto  fresco da parte dei nuclei familiari con bambini al di sotto dei 6 anni è diminuito del 20%. Un dato inquietante perchè il latte è una delle eccellenze di casa nostra e soprattutto è un alimento prezioso per la crescita e la salute dei più piccoli.

Quale sarebbe la causa di questa drastica diminuzione dei consumi? Più di una, secondo il parere degli esperti della “Filiera del Latte del Lazio”. “La prima è la distanza che  oggi esiste tra allevatori, produttori e consumatori di latte fresco”, spiega Simone Aiuti, Direttore Tecnico della Fattoria Latte Sano. “Chi acquista un litro dilatte fresco non sa che dietro c’è un grande lavoro di tante persone: degli allevatori, di coloro che lo trasformano e quelli che lo trasportano in una città difficile come Roma, piena di traffico, e provincia. Il latte è un alimento altamente deperibile quindi dalla sua raccolta alla sua vendita nei negozi deve passare minore tempo possibile. Per questo chi è impegnato nella filiera del latte fresco lavora anche di notte, 24 ore al giorno 365 giorni all’anno”.

Più che di lavoro, per allevatori e produttore si tratta di una vera passione. “Queste persone ci mettono impegno e fatica. Per questo sarebbe necessario riavvicinare produttori e consumatori con eventi che coinvolgano direttamente i bambini attraverso la scuola e le famiglie”.

Tra le ultime iniziative favorite dalla “Filiera del Latte del Lazio” c’è stata la “Festa dell’Agricoltura e la Zootecnia” di Valmontone, una fiera presso la Cooperativa Latte Casilina con stand di prodotti tipici locali, di cui molti a base di latte, l’esposizione di macchine agricole, spettacoli equestri e agility dog. “Manifestazioni come queste”, prosegue Aiuti, “sono fondamentali per far capire al consumatore che in fatto di latte, ma anche carne o altri alimenti, è meglio scegliere una filiera corta, radicata nel territorio. Solo così si ha la garanzia di massima freschezza del prodotto e anche, dettaglio non trascurabile, del ritorno economico nella zona in cui il latte viene prodotto”.

Bisogna poi riappropriarsi delle tradizioni di casa nostra: “Per anni noi italiani abbiamo avuto la cultura della colazione a base di latte o yogurt abbinato a frutta e cereali. Ora putroppo, lo dicono i dati dell’ISMEA, stiamo perdendo questa buona abitudine a causa delle “autodiagnosi” fatte su internet o test sulle intolleranze alimentari che non sono validati scientificamente. Per paura dello sviluppo di allergie si elimina il latte dalla dieta del bambino preferendo bevande a base vegetale che però, sottolineo, non sono “latte” perchè l’unico che può definirsi con questo nome è il latte bovino”.

Un prodotto che, come conferma Mario Caravetta, Direttore Industriale della Centrale del Latte di Roma, arriva sulla tavola degli italiani solo dopo una lunga serie di controlli per garantirne la purezza e la freschezza. “Attraverso la costituzione della Filiera del Latte, i partecipanti hanno sottoscritto un impegno formale rappresentabile in un circolo virtuoso che nasce dalla stalla, passa da una eccellente trasformazione industriale e si chiude con i controlli in ogni fase della produzione per migliorare costantemente la qualità richiesta dai consumatori. Il punto di forza introdotto dall’accordo di Filiera è costituito dal vincolo che le aziende industriali hanno sottoscritto per raccogliere prevalentemente il latte munto in un area di raggio molto ristretto dal luogo di trasformazione, sullo sforzo comune di valorizzare il localismo, che si traduce quindi in una garanzia di continuità di tracciabilità, di freschezza, di scambio continuo di informazioni e conoscenze tra i vari attori della Filiera, il tutto a vantaggio della trasparenza e della sicurezza alimentare che i consumatori sempre più consapevoli richiedono”.

Photo Credits: Ufficio Stampa Filiera del Latte del Lazio, Ottobrata Romana di Valmontone, Produttori Latte Casilina

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