Per martedì 3 ottobre è stato proclamato, da oltre 40 sigle sindacali, uno sciopero contro il governo spagnolo. Barcellona e tutta la Catalogna si bloccheranno per 24 ore. Al voto referendario del 1 ottobre ha partecipato il 42% degli elettori, il 90% dei quali ha detto sì all’indipendenza.
Al referendum di ieri 1 ottobre in Catalogna ha stravinto il “sì” all’indipendenza dalla Spagna, come per altro era scontato. Il premier spagnolo Mariano Rajoy ha definito il voto una “messa in scena” della democrazia, sottolineandone il suo carattere illegale. “Non c’è stato un referendum per l’auto determinazione della Catalogna”, ha dichiarato.
CALCI, MANGANELLATE E PROIETTILI DI GOMMA
Da Barcellona, invece, il governo catalano ha annunciato che il 90% di quanti hanno partecipato alla consultazione non autorizzata da Madrid ha scelto l’indipendenza. Al voto si sono recati in oltre due milioni, su 5,3 milioni di aventi diritto. E hanno sfidato le cariche della Guardia Civil che non ha esitato in molti casi e cacciare a forza la gente dai seggi a calci e manganellate. Come se non bastasse sono stati sparati anche proiettili di gomma che hanno colpiti i manifestanti.
HA VOTATO IL 42% DEGLI ELETTORI
Stando a quanto riferito dal portavoce dell’esecutivo regionale di Barcellona, Jordi Turull, 2.260.000 catalani – su oltre 5.300.000 elettori -, il 42%, hanno partecipato alla consultazione referendaria e 2,02 milioni hanno risposto “sì” alla domanda: “Vuoi che la catalogna diventi uno Stato indipendente sotto forma di Repubblica?”; 176.000, invece, i cittadini che hanno votato “no”.
“L’EUROPA NON PUO’ PIU’ FAR FINTA DI NULLA”
“In questa giornata di speranza e sofferenza i cittadini della Catalogna hanno vinto il diritto a uno Stato indipendente in forma di Repubblica“, ha dichiarato invece il leader della Catalogna, Carles Puigdemont in un intervento alla televisione. “Nei prossimi giorni il mio governo invierà i risultati del voto di oggi al Parlamento catalano, dove risiede la sovranità della nostra gente, in modo che possa agire secondo quanto previsto della legge sul referendum”, ha aggiunto, sottolineando che l’Unione europea “non può continuare a guardare dall’altra parte”.
I SEGGI OCCUPATI, POI L’ARRIVO DELLA GUARDIA CIVIL…
La giornata di domenica era iniziata in un clima quasi festivo, con le scuole occupate da genitori e figli, che negli istituti avevano deciso di trascorrere la notte, tenendosi impegnati in molteplici attività, per impedire che venissero chiuse. Già alle sei del mattino davanti a molti seggi si erano formati capannelli di elettori con lo scopo di proteggere l’arrivo semiclandestino delle urne e impedire l’ingresso dei Mossos d’esquadra. Mossos che non hanno fatto irruzione, limitandosi a fare rapporto sull’apertura dei seggi e a identificare i componenti delle sezioni, fra gli applausi della gente: concordia che è durata solo poche ore, dal momento che alle 9 del mattino (ora in cui dovevano inziare le operazioni di voto) in alcuni dei seggi in cui dovevano votare i principali esponenti indipendentisti si sono presentati la Guardia Civil e la polizia nazionale, in assetto antisommossa.
FERITE ALMENO 800 PERSONE
Alla fine oltre 800 persone sono rimaste ferite negli scontri con le forze spagnole in Catalogna, ha denunciato il governo locale. Il governo spagnolo ha invece parlato di una quarantina di feriti fra cui 12 agenti di polizia e di tre persone arrestate. Un totale di 92 seggi sono stati chiusi, ha reso noto Madrid. Mentre le autorità catalane denunciano che sono stati chiusi 319 seggi sui 2.300 aperti in tutta la regione. A Girona la polizia ha fatto irruzione nel seggio in cui avrebbe dovuto votare Puigdemont che ha poi deposto la sua scheda altrove.
Photo credits: Twitter
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