Ha seguito una ragazzina di 13 anni e l’ha violentata sul pianerottolo di casa, in via Rubens a Milano. È Edgar Bianchi, il “maniaco dell’ascensore” di Genova, l’uomo fermato il 28 settembre dalla polizia del capoluogo lombardo con l’accusa di aver molestato sessualmente una minorenne.
Quarantenne genovese, già condannato a 14 anni per una ventina di agguati a sfondo sessuale ai danni di minori avvenuti a Genova tra il 2004 e il 2006, Bianchi era uscito dal carcere nell’agosto del 2014 dopo aver scontato 8 anni di reclusione. L’episodio per il quale è finito nuovamente in manette risale a mercoledì pomeriggio. Stesso modus operandi delle violenze compiute nel capoluogo ligure: l’aggressore ha seguito fin sotto casa la studentessa, è salito con lei in ascensore all’interno di un condominio nella periferia ovest della città, e l’ha aggredita. Tutto si è svolto nel giro di pochi istanti, dopodiché l’uomo è fuggito.
La 13enne, assistita da un centro per le vittime di violenza sessuale, è riuscita a fornire una descrizione dettagliata e sono partite le ricerche che hanno impegnato 150 poliziotti, estese a tutta la zona intorno alla fermata Gambara della metropolitana. La violenza è avvenuta non lontano dal luogo di residenza del fermato che ieri pomeriggio si è presentato spontaneamente in procura, dopo una telefonata del suo avvocato alle forze dell’ordine, e ha confessato l’agguato compiuto ai danni della ragazzina. Del caso si occupa il pm milanese Gianluca Prisco.
Bianchi, ex barman, un metro e ottanta di altezza, capelli castani, a Genova aveva seminato il terrore nei primi anni 2000: arrestato il 26 settembre del 2006 era stato condannato in primo grado a 14 anni e 8 mesi per violenza sessuale, tentata violenza sessuale, violenza privata, lesioni e atti osceni in luogo pubblico, reati aggravati dall’età delle vittime, adolescenti tra i 13 i 19 anni. Gli agguati erano avvenuti tutti in diversi condomini dal centro alle periferie della città, sempre tra l’androne e l’ascensore dei palazzi. In Corte d’Appello la pena nei suoi confronti era stata ridotta a 12 anni, nel 2010 la Cassazione aveva confermato il verdetto di secondo grado.
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