WhatsApp shock: app bloccata dal Governo

Era già successo a luglio e, ora, ci risiamo: la popolare applicazione di messaggistica istantanea WhatsApp è stata bloccata. A mettere fuori uso per due giorni l’app di instant messaging è stato il Governo Cinese, a pochi giorni dal Congresso del Partito Comunista in programma il prossimo 18 ottobre. Ecco cosa è successo in Cina…

Il Governo Cinese ha ‘bloccato’ WhatsApp: la popolare applicazione di messaggistica istantanea di proprietà di Mark Zuckerberg è stata resa inutilizzabile negli ultimi giorni, come confermato ai media internazionali da alcune fonti di cyber-security. Già a luglio, in Cina, gli utenti avevano riscontrato problemi con l’invio di foto e video, ma negli ultimi giorni (da domenica a martedì) l’app di instant messaging ha completamente smesso di funzionare, tornando in parte attiva solo dopo due giorni offline.

Il ‘blocco’ arriva a pochi giorni dal Congresso del Partito Comunista, la cui data d’inizio è fissata per il 18 di ottobre. Il presidente Xi Jinping, salvo sorprese, resterà alla guida ma ci si attende un grosso rimpasto nel Politburo cinese. Si tratta di censura? La ‘guerra’ ai social media e ai siti occidentali – come Facebook, Google, Youtube, Instagram, Snapchat e ora WhatsApp – ha l’effetto di favorire i concorrenti cinesi, come Weibo e WeChat, che rispettano la Cyber Security Law approvata da Pechino a fine maggio, con cui la Cina si è assicurata la possibilità di controllare e cancellare messaggi o interi account che riportino materiale (politico) sgradito o ‘sensibile’.

Mark Zuckerberg sta provando da tempo a violare il ‘muro’ imposto dal Governo cinese. Ad agosto, il numero uno di Facebook ha lanciato sul mercato cinese (attraverso un’altra società) un’applicazione di fotografia chiamata Colourful Balloons (palloncini colorati), per “provare a capire il comportamento e le abitudini degli utenti cinese”, ai quali Facebook è stato vietato dal 2009 e Instagram dal 2015. Da allora il fondatore del social network sta tentando di ricucire i rapporti con il governo cinese.

Photo credits: Twitter

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