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L’Onu accusa la Premio Nobel Aung San Suu Kyi: “Spietata pulizia etnica sui Rohingya nel Myanmar”

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Domenico Coviello

Porta sbattuta in faccia alle Nazioni Unite. La premio Nobel per la Pace, e leader di fatto della Birmania (rinominata Myanmar), Aung San Suu Kyi, 72 anni, diserterà l’Assemblea Generale dell’Onu sulla tragedia della minoranza musulmana dei Rohingya in Birmania: per l’Onu e per Amnesty International sono vittime di pulizia etnica nel Paese guidato da Suu Kyi. Con arresti indiscriminati, stupri, torture, massacri.

La Nobel per la Pace nell’ultimo mese è stata aspramente criticata dalla comunità internazionale per la gestione della crisi nello stato di Rakhine. Quasi 400 mila Rohingya sono scappati nell’arco di due settimane dalle violenze delle forze armate birmane, fuggendo verso il Pakistan: secondo le organizzazioni umanitarie è in corso un’autentica pulizia etnica, se non un genocidio.

L’ATTACCO DI MALALA, L’ALTRA PREMIO NOBEL

Clamoroso l’attacco via Twitter della collega di Nobel, la studentessa pachistana ventenne Malala Yousafzai, lo scorso 4 settembre: “Sto aspettando che anche San Suu Kyi condanni il tragico e vergognoso trattamento dei Rohingya“. Al che, piccata, la Suu Kyi ha replicato che è in corso una “disinformazione”, vere e proprie fake news sui Rhoingya: “Questo tipo di false informazioni è solo la parte più visibile di un enorme iceberg di disinformazione”, aveva detto la leader birmana parlando al telefono con il premier turco Erdogan.

Aung San Suu Kyi

LA REPRESSIONE HA CACCIATO 370 MILA PERSONE

Secondo stime delle Nazioni Unite, circa 370.000 musulmani Rohingya hanno dovuto lasciare i propri villaggi e tornare in Bangladesh per la violenta repressione dei militari birmani, iniziata a fine agosto e vivono in grande precarietà. Una situazione che l’Alto commissariato dell’Onu per i diritti umani, guidato da Zeid Raad al-Hussein, ha denunciato come “pulizia etnica da manuale“.

CHI SONO I ROHINGYA

I Rohingya sono una minoranza di religione musulmana che vive nello Stato di Rakhine nel Myanmar. Alcuni attivisti per i diritti umani indonesiani, il più popoloso Paese musulmano al mondo, hanno addirittura invitato il comitato per i Nobel a ritirare il premio alla leader birmana. Parlando per la prima volta della crisi con un comunicato diffuso dal suo ufficio, lo scorso 25 agosto, Aung San Suu Kyi aveva detto che le “fake news” erano messe in giro ad arte per “creare moltissimi problemi tra le diverse comunita’” e per promuovere “l’interesse dei terroristi”. Fra una settimana il rendiconto all’Assemblea generale Onu: ma Aung San Suu Kyi non si presenterà.

Photo credits: Twitter

Domenico Coviello

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Domenico Coviello

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