Continuano le indagini per il delitto di Serena Mollicone: chiesta una rogatoria per ascoltare alcuni testimoni chiave ora all’estero.
Sono stati concessi altri 6 mesi per effettuare le indagini sul delitto di Serena Mollicone. Questa è la decisione del Gip del Tribunale di Cassino Salvatore Scalera. La Procura della Repubblica di Cassino aveva chiesto un periodo di investigazioni per arrivare alla verità sulla morte della diciottenne di Arce. I sei mesi di proroga serviranno alla Procura per una rogatoria internazionale per ascoltare qualche importante testimone, avviando successivamente un nuovo accertamento tecnico non reperibile sul quale, al momento, non si sa molto. Richiesta anche una consulenza calligrafica, probabilmente sul registro delle presenze in caserma il giorno in cui Serena Mollicone è scomparsa, il primo giugno del 2001.
Gli inquirenti ipotizzano che Serena il giorno della sparizione sia entrata nella caserma dei Carabinieri di Arce e che, giunta ai piani superiori, qualcuno le abbia fatto sbattere, durante probabilmente un litigio, la testa contro la porta, successivamente sequestrata. Ma si tratta pur sempre di ipotesi. Il procuratore capo Luciano D’Emmanuele e il pm Beatrice Siravo stanno portando avanti ogni dettaglio, ogni pista, per dare un nome e un volto all’assassino della giovane Serena Mollicone. Un lavoro di squadra effettuato grazie ai Carabinieri del reparto operativo di Frosinone e della compagnia di Pontecorvo. Il padre della ragazza, Guglielmo Mollicone, dopo la riapertura delle indagini avvenuta circa 2 anni fa dopo la richiesta dell’avvocato Dario De Santis, è speranzoso: “Si sta lavorando e si sta facendo il possibile, per questo non posso che rinnovare il ringraziamento alla Procura e ai Carabinieri”.
Per la terribile morte di Serena Mollicone sono indagati, ormai da sette anni, con l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere l’ex maresciallo Franco Mottola, sua moglie Annamaria, e suo figlio Marco. L’avvocato Francesco Germani, che segue la famiglia Mottola, rispondendo dalla trasmissione di Chi l’ha Visto, ha precisato in merito alle comparizioni e all’analisi del Dna e delle impronte digitali: “Tutti gli accertamenti eseguiti sinora e messi a nostra disposizione hanno dato esito negativo”.”Non c’è collegamento tra la morte di Serena e la sua presenza in quel luogo, ciò lo dice il Procuratore”, continua l’avvocato riferendosi al procuratore Mercone che nel 2015 chiese l’archiviazione del caso.
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