Cronaca

Milano, rubati tre furgoni DHL: scatta l’allarme attentato

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Tre furgoni modello Ducato della DHL sono stati rubati a Milano nei giorni tra il 4 ed il 6 settembre 2017 e una comunicazione riservata firmata dal questore di Milano Marcello Cardona ha rilanciato l’allarme su un attentato terroristico. Gli ultimi attacchi, infatti, sono stati messi a segno da killer che guidavano piccoli camion o van simili a quelli rubati. La segnalazione inviata a Roma sui tre furgoni rubati rientra tra le comunicazioni diramate regolarmente da tutte le questure italiane, che contengono dati e informazioni su tutti i mezzi pesanti rubati, come da richiesta di una circolare del Ministero. 

Torna l’allarme attentato terroristico in Italia: una comunicazione riservata firmata dal Questore di Milano Marcello Cardona ha rilanciato l’allerta dopo che tre furgoni modello Ducato della ditta di spedizioni internazionali DHL sono stati rubati nel capoluogo lombardo nei giorni tra il 4 ed il 6 settembre 2017. Piccoli camion o van simili a quelli rubati sono stati utilizzati dai terroristi per mettere a segno gli ultimi attentati in Europa (nella maggior parte dei casi, come il 17 agosto a Barcellona, i furgoni usati per gli attacchi erano però stati affittati). I mezzi rubati rientrano tra i mezzi indicati come a rischio da tutti gli 007 e le forze dell’ordine del nostro Paese.

“Tre furgoni, modello Ducato – ha segnalato il Questore – sono stati rubati nei giorni tra il 4 e il 6 settembre. Essendo dei mezzi inseriti nella black list, vanno allertati gli equipaggi dipendenti, nell’ambito dell’attività di controllo del territorio, e va segnalata l’eventuale presenza, procedendo all’identificazione del conducente e degli eventuali passeggeri, utilizzando tutti i dispositivi di autotutela”.

La segnalazione inviata a Roma sui tre furgoni rubati rientra tra le comunicazioni diramate regolarmente da tutte le questure italiane, che contengono dati e informazioni su tutti i mezzi pesanti rubati, come da richiesta di una circolare del Ministero. Nel documento sono anche citati i numeri di targa e le informazioni che l’azienda ha fornito alla polizia.

Photo credits: Twitter

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