Il gip del tribunale di Treviso ha accolto le richieste dell’Associazione Penelope di non archiviare il caso e di riascoltare i principali protagonisti in merito alla sparizione di Marianna Cendron.
Una decisione importante quella del gip del Tribunale di Treviso, Bruno Casciarri, sulla richiesta di archiviazione del fascicolo per sequestro di persona a carico di ignoti, aperto dal pubblico ministero Massimo De Bortoli, in merito alla scomparsa di Marianna Cendron. La ragazza è sparita da Paese, in provincia di Treviso, il 27 febbraio 2013 in circostanze misteriose, alla sola età di 18 anni. La sera della scomparsa la giovane è uscita dal Golf Club di Salvarosa, dove lavorava come cuoca, per poi incontrarsi con il fidanzato. Quella sera, però, avvisò il ragazzo di avere qualche problema con il cellulare e di non potergli fare il consueto squillo al telefono, ma lo rassicurò dicendogli che si sarebbe comunque recata all’appuntamento. Al luogo dell’incontro non arrivò mai.
Sono state quindi accolte le richieste presentate dagli avvocati dell’Associazione Penelope, Stefano Tigani e Piero Coluccio, che, come riporta Il Gazzettino, hanno chiesto che vengano risentiti dagli inquirenti il vicino di casa che ospitava Marianna nella propria abitazione, Renzo Curtolo, e il fidanzato dell’epoca Michele Bonello.
Ad essere contestate dagli avvocati dell’Associazione, che tutelano la famiglia di Marianna Cendron, sono le incongruenze emerse nel corso degli interrogatori, a cui sono stati sottoposti sia lo studente, fidanzato con la giovane, che l’artigiano. Oggetto di chiarimento all’interno degli interrogatori sarà anche il secondo telefono utilizzato da Marianna prima della scomparsa, donatole da Renzo Curtolo. Proprio il cellulare in questione è stato usato il giorno precedente alla sparizione della giovane per contattare un dj di Castelfranco, un comune vicino a Paese, e che le celle telefoniche hanno agganciato proprio la sera della scomparsa della 18enne, assieme al primo telefono di Marianna. I nuovi interrogatori saranno eseguiti entro quattro mesi dalla decisione del gip.
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