Strage di Erba: guerra sui reperti, la Cassazione mette a tacere tutti

Una vera e propria guerra si sta dibattendo in merito ai reperti riguardanti la strage di Erba: il pubblico ministero si è espresso favorevole alla distruzione di tali prove mentre la Corte d’Assise di Como ha bloccato la distruzione degli stessi, in attesa di una decisione definitiva sull’esame di alcuni di essi. 

Continuano a battersi i difensori di Olindo Romano e Rosa Bazzi, i coniugi condannati in via definitiva all’ergastolo per la strage avvenuta ad Erba l’11 dicembre 2006. Una storia tragica nella quale quattro persone sono state trucidate: Raffaella Castagna, il suo bambino Youssef, la nonna del piccolo, Paola Galli e la vicina Valeria Cherubini. Mario Frigerio, marito di quest’ultima e morto nel 2014 per un tumore, era sopravvissuto alla strage: a salvarlo allora fu una malformazione congenita della carotide che lo ha salvato mentre il coltello gli trapassava la gola. Il pubblico ministero aveva dato parere contrario all’istanza della difesa dando il via libera alla distruzione dei reperti. Ma la Corte d’Assise di Como si è espressa in merito esigendo che, quest’ultimi, non vengano toccati fino a quando non vi sarà una decisione definitiva sull’esame di alcuni di essi.

Una storia controversa quella riguardante la strage di Erba. Il 13 aprile 2016 i difensori Fabio Schembri, Luisa Bordeaux e Nico D’Ascola fanno presente di aver proposto un’istanza probatoria alla Corte d’Appello di Brescia per revocare o sospendere l’ordine di distruzione dei reperti conservati presso l’ufficio corpi di reato del tribunale di Como. Dopo pochi giorni i giudici bresciani hanno rifiutato l’istanza. La difesa si è rivolta nuovamente al tribunale di Como affinché i reperti vengano preservati. Il 4 maggio del 2016 la Corte ha confermato la confisca e la distruzione ma, il 5 aprile del 2017, quando tutto sembrava deciso, la prima sezione della Cassazione ha accolto la richiesta della difesa annullando l’ordinanza con la quale era stato ritenuta inammissibile la richiesta dell’esame dei reperti nel corso dell’incidente probatorio.

La difesa presenta una nuova istanza allegata presso la Suprema Corte, in cui si chiede il tentativo di revocare l’ordine di distruzione o anche prolungare il termine ultimo. Il pm in merito a tale istanza ha dato parere contrario. Di segno opposto la decisione della Corte d’Assise. Non sono quindi prevedibili i tempi in cui sarà definita l’intera questione ed è proprio a sostegno di tale tesi che la Corte non ritiene di indicare un termine rigido per la proroga dell’esecuzione della distruzione dei reperti, bensì di sospenderla fino alla decisione definitiva sull’istanza di incidente probatorio.

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