Un giovane di 23 anni ricoverato in codice rosso all’ospedale Loreto Mare di Napoli, a seguito di un gravissimo incidente stradale, è stato fatto attendere per 4 ore prima di essere trasferito in un altro ospedale per l’esecuzione di un’angioTac. Ore che sarebbero risultate fatali: il ragazzo è morto la mattina dopo il ricovero.
Lo ha reso noto il consigliere regionale della Campania, Francesco Borrelli (Verdi), che ha diffuso oggi 19 agosto la denuncia presentata dal responsabile del Pronto Soccorso del Loreto Mare Alfredo Pietroluongo dove, tra l’altro, si legge che si è verificata una “inosservanza ai più elementari doveri professionali”.
AL PRONTO SOCCORSO ALLE 21:46
Secondo la ricostruzione dei fatti riportata da Anna Laura De Rosa su Repubblica online, al pronto soccorso del Loreto Mare il 23enne è arrivato alle 21.46 dello scorso 16 agosto: aveva un politrauma, con fratture multiple a causa di un incidente stradale. Scatta il ricovero in codice rosso. E iniziano ore di attesa. “Dopo le indagini radiografiche e Tac veniva riportato in codice rosso dove i rianimatori constatavano un progressivo peggioramento delle condizioni generali e un progressivo calo dell’emoglobina ai valori 7″, si legge nella denuncia.
ALLE 1.04 AVVIENE IL RICOVERO “IN IMMINENTE PERICOLO DI VITA”
“Si provvedeva a richiedere il sangue in urgenza e alle ore 1.04 avveniva il ricovero in Chirurgia con prognosi riservata e in imminente pericolo di vita“. “Ciò nonostante – continua la denuncia – il paziente rimaneva in codice rosso impegnando due unità infermieristiche del Pronto Soccorso con visibile disagio per il resto delle attività dello stesso pronto soccorso mentre le anestesiste intervenute rientravano in rianimazione”.
ALLE 1.45 “SI DISCUTEVA SU CHI DOVESSE ACCOMPAGNARE IL PAZIENTE”
Passa ancora del tempo, fino alle ore 1.45 quando Alfredo Pietroluongo scrive che “venuto a conoscenza del fatto che il paziente era in attesa da circa due ore di essere trasportato in un altro Presidio per eseguire una angioTac e la cosa si rallentava perché non vi era accordo su quali infermieri avrebbero dovuto eseguire il trasferimento” chiede al medico che aveva in carico il 23enne “di provvedere ad accelerare i tempi dell’iter diagnostico anche perché il codice rosso era bloccato da circa quattro ore”. Il medico di turno risponde che “sapeva lui cosa doveva fare e che le cose andavano bene così”. Nel frattempo viene deciso chi doveva accompagnare il paziente. Ma intanto “alle ore 3.30 il padre del ragazzo quasi in lacrime, infuriato, mi veniva a chiedere cosa si stava aspettando, preoccupato delle condizioni del figlio che peggioravano”.
I MEDICI LITIGANO, L’AMBULANZA È QUELLA SBAGLIATA, IL RAGAZZO MUORE
Pietroluongo cerca di parlare con il medico che stava seguendo il caso e scoppia uno scambio di accuse. A quel punto “mi precipitavo al Pronto soccorso chiedendo che un infermiere del Pronto soccorso si offrisse volontario per l’accompagnamento e raccomandavo di far partire immediatamente l’ambulanza con rianimatore e chirurgo a bordo”. Il gruppo parte “ma senza rianimatore”. Il 23enne arriva all’ospedale Vecchio Pellegrini: gli vengono trasfuse altre tre sacche di sangue e i medici criticano l’assenza dell’autoambulanza rianimativa, mezzo che non è stato ottenuto neanche per il ritorno al Loreto Mare dove il paziente rientra alle ore 8.30 del mattino. Viene condotto in rianimazione dove muore. “A motivo di quanto esposto – conclude la denuncia – credo che i fatti evidenzino una superficialità di comportamento ed un disprezzo per la tutela dell’utenza ancora prima dell’inosservanza ai più elementari doveri professionali. Chiedo ove mai si dovesse ravvisare una condotta omissiva di intervenire e di denunciarle alle autorità competenti”.
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