Giampiero Vigilanti, 86 anni, residente a Prato ma originario del Mugello come Pietro Pacciani sarebbe sotto inchiesta da parte del procuratore Paolo Canessa, lo storico pm dei casi dei duplici omicidi delle coppiette attribuiti al mostro di Firenze. L’anziano, un ex militare della Legione Straniera francese, sarebbe sotto torchio da mesi e avrebbe fatto rivelazioni importanti.
Per fare luce su uno dei grandi misteri d’Italia irrisolti, i delitti del mostro di Firenze, ci sarebbe una nuova pista. Legherebbe gli 8 duplici omicidi sulle colline del capoluogo toscano, a cavallo fra la fine degli anni ’60 e gli anni ’80, alla strategia della tensione. A una “pista nera“, insomma. Vale a dire che quelli del “mostro” sarebbero stati delitti studiati a tavolino o “usati” in ambienti eversivi, scrive Stefano Brogioni sulla Nazione, per distrarre magistrati e opinione pubblica da ciò che accadeva nell’Italia della strategia della tensione.
VIGILANTI, INDAGATO A 86 ANNI
Negli anni, cioè, in cui attentati di matrice neofascista con complicità dei servizi segreti cosiddetti deviati, insanguinavano il paese (la strage di piazza Fontana a Milano, le stragi sui treni Italicus e rapido 904, quella alla stazione di Bologna, l’aereo DC9 Itavia precipitato nei mare di Ustica ecc..). Il pm che ha sempre indagato sui delitti del mostro, Paolo Canessa, ora procuratore capo a Pistoia, avrebbe messo sotto inchiesta, secondo quanto scritto sui quotidiani locali, un ex legionario, Giampiero Vigilanti, 86 anni, residente a Prato.
CHI È L’EX LEGIONARIO DEL MUGELLO
L’inchiesta sarebbe condotta in collaborazione con il procuratore aggiunto di Firenze Luca Turco. L’uomo, secondo quanto spiegato, conosceva Pietro Pacciani: come lui nel 1951 abitava a Vicchio, nel Mugello, quando quest’ultimo uccise l’ex rivale sorpreso con la sua ragazza. Vigilanti sarebbe stato sentito da Canessa più volte negli ultimi mesi e condotto sui luoghi dove vennero uccise le coppiette. Era già stato coinvolto marginalmente dalle indagini. La pista nera era stata già emersa 30 anni fa e poi ripresa dopo un esposto dell’avvocato Vieri Adirani, legale dei familiari di Nadine Mauriot, una delle vittime del mostro.
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