Se nulla cambierà, venerdì prossimo 28 luglio si interromperà il flusso di acqua potabile dal lago di Bracciano verso i rubinetti della case di Roma. L’Acea, la municipalizzata della Capitale per le risorse idriche, potrebbe quindi essere obbligata a fermare la fornitura a 1,5 milioni di cittadini, cioè la metà dei romani. Acqua già razionata in 20 comuni della provincia. E chiudono le fontane. Anche quelle di piazza San Pietro.
Tuttavia per evitare questa drammatica scelta Governo e Regione Lazio lavorano a un piano B: si tratta di aumentare l’approvvigionamento idrico da altre fonti fino ai primi di agosto, quando i romani andranno in ferie e la richiesta di acqua diminuirà.
IN COSA CONSISTE IL PIANO B
L’ipotesi che stanno studiando al ministero dell’Ambiente e che sarà discussa nella riunione di emergenza convocata per giovedì 27, è quella di far affluire nell’acquedotto di Roma più acqua da altre nove fonti di approvvigionamento: in particolare sulle cinque sorgenti che già garantiscono la gran parte dell’acqua potabile. Si pensa soprattutto a quella del Peschiera, la principale, situata in provincia di Rieti. Del nuovo piano ne parlano sia il Messaggero che Repubblica. L’obiettivo è quello di arrivare alla prima settimana di agosto. I romani cominceranno ad andare in ferie e di conseguenza diminuirà la richiesta di acqua. E poi si spera nelle piogge che dovrebbero arrivare nei prossimi giorni.
REGIONE ACEA: SCONTRO TOTALE
Prima del vertice al ministero si attendono contatti preliminari tra Regione e Acea ma è la municipalizzata ad essere finita nel mirino. Soprattutto del governatore Zingaretti il quale ha fatto notare l’enorme sproporzione tra il mancato apporto di Bracciano, l’8 per cento dichiarato, e il razionamento per metà degli utenti della città. Sulla vicenda è tornata a parlare anche l’Acea, mediante un portavoce: “Dopo l’ordinanza emessa dalla Regione Lazio venerdì sera in modo unilaterale, che si continua a ritenere inadeguata e illegittima, Acea apprende solo dagli organi di stampa che sempre la Regione avrebbe ipotizzato un piano alternativo per ovviare alla captazione dell’acqua dal lago di Bracciano, prevedendo di utilizzare altre fonti o aumentando la portata di quelle attuali. Se la Regione volesse illustrare tali soluzioni, nelle sedi opportune, Acea sarà pronta ad ascoltare e collaborare”.
LA SINDACA RAGGI CERCA UNA MEDIAZIONE
“Chiamerò la Regione e Acea per convocare un tavolo in Campidoglio per superare qualsiasi tipo di visione politica o strumentalizzazione. Bisogna trovare risorse e soluzioni” ha annunciato dal canto suo la sindaca di Roma, Virginia Raggi, che in una video-intervista al Messaggero spiega che “da un lato è inaccettabile che oltre un milione e mezzo di romani restino senza acqua, dall’altro dopo il cambio di governance di Acea c’è stata un’inversione di tendenza, con investimenti su reti e riduzione della captazione dal lago di Bracciano”.
E SCOPPIA LA POLEMICA FRA I CINQUE STELLE
Parole molto dure contro la sindaca Raggi le ha però usate la sua collega del Movimento Cinque Stelle, sindaca di Anguillara (Roma) – il paese sul Lago di Bracciano -, Sabrina Ansalmo, in un’intervista alla Stampa, in cui ha rivelato che alle riunioni in Regione dei mesi scorsi per affrontare i problemi del lago di Bracciano “gli attori c’erano tutti: Acea, la Regione, l’unico sempre assente è stata la Città metropolitana, che non si è mai presentata”. “Non ho problemi a dire che Virginia Raggi non si è mai presentata – ha rincarato la dose -, disse che conosceva bene il problema, che si sarebbe attivata per risolverlo. Capisco perfettamente che un sindaco sale su un treno in corsa, però un piano più tempestivo non avrebbe portato a questi risultati”. “Se da novembre si fossero presi i provvedimenti giusti, magari si sarebbero salvati quei 40 centimetri che a noi avrebbero fatto la differenza. Questo non prendere mai in considerazione la realtà dei fatti mi amareggia”.
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