Il Partito democratico di Matteo Renzi a picco al 24%, cioè sotto la soglia del 25% che il Pd di Bersani raggiunse nel 2013; il centrodestra in costante recupero, stabili i grillini, che comunque rispetto a 5 anni fa guadagnano almeno il 3%. I dati shock di un sondaggio IPR Marketing.
È questo il quadro politico a meno di un anno dalla scadenza naturale della legislatura e quindi dalle elezioni politiche generali previste nel 2018, secondo quanto scrive sul Quotidiano Nazionale Antonio Noto, direttore della società di sondaggi IPR Marketing. E in vista delle prossime elezioni, le grandi manovre sono cominciate. Di pochi giorni fa la notizia dell’addio del ministro Enrico Costa, alfaniano, sia al Governo Gentiloni che alla sua stessa formazione politica per riavvicinarsi a Forza Italia.
AL VOTO CON UN SISTEMA PROPORZIONALE
Sono non pochi i parlamentari nel 2013 eletti con il Pdl e poi passati all’appoggio dei governi Letta, Renzi e Gentiloni che adesso vorrebbero fare marcia indietro e ritornare nell’ovile berlusconiano. Dal canto suo l’ex Cavaliere deve lasciare una porta aperta nella speranza che i nuovi arrivi apportino un numero maggiore di voti per permettergli di essere influente nell’indicazione del futuro premier e della nuova squadra di governo. Noto ha analizzato per IPR Marketing due diversi scenari in un ambito di sistema elettorale proporzionale, uno con la partecipazione autonoma delle varie liste e il secondo con i “listoni” che unirebbero le forze del centrodestra e del centrosinistra in due grandi gruppi.
A NESSUNO 40% E PREMIO DI MAGGIORANZA
Al momento dall’analisi delle intenzioni di voto non c’è nessuna formazione politica che raggiunge il 40%, soglia indispensabile per poter accedere al premio di maggioranza alla Camera. Nel caso in cui si privilegiasse la partecipazione delle varie liste, il raggruppamento dei partiti del centrodestra è quotato al 34%, il centrosinistra al 31%, il M5S al 28%. È da notare che l’ipotetica lista Italia Civica – che potrebbe avere tra i maggiori leader gli ex ministri Quagliariello e Costa al fine di ricevere il voto di quella parte di elettorato che si definisce di centrodestra ma che non è attratto dalle consolidate sigle dei partiti conservatori – arriva al 3%.
M5S CON PIU’ VOTI DI OGNI ALTRO PARTITO
In termini di voto ai partiti, però, i pentastellati sarebbero in testa con il 28%, seguiti dal Pd al 24% e da FI e Lega ex-aequo al 12,5%. Da evidenziare il trend in calo dei democratici, un punto sotto rispetto al Pd di Bersani. Se dopo la sconfitta referendaria il partito di Renzi era tra il 25-26%, in seguito alle primarie aveva fatto registrare un incremento arrivando al 28-29%. Negli ultimi mesi, in concomitanza con l’aumento delle frizioni interne, il consenso è diminuito fino a toccare adesso il 24%. Però questo calo non ha generato flussi di voto a favore di Mdp o Campo progressista, ma piuttosto quella parte di elettori critici si è rifugiata nell’astensione, in attesa che il mercato elettorale possa offrire qualche ulteriore novità.
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