Clamorosa svolta nell’inchiesta sul delitto di Serena Mollicone, la diciottenne assassinata nel 2001, il cui corpo è stato rinvenuto in un bosco di Arce, in provincia di Frosinone. Le recenti analisi sul corpo della ragazza hanno svelato la verità sulla sua morte.
Si avvicina sempre più quella che sembra essere la verità sull’omicidio di Serena Mollicone, la studentessa di Arce scomparsa il primo giugno del 2001, il cui corpo senza vita venne trovato in un bosco due giorni dopo. Una morte misteriosa di cui ancora oggi si indaga. Il padre, Guglielmo Mollicone, nonostante il dolore non si è mai arreso e spera che gli assassini di sua figlia, uccisa e abbandonata nel bosco con mani e piedi legati e la testa infilata in un sacchetto di plastica, paghino per ciò che hanno commesso. Un caso contorto che negli anni ha visto diverse persone indagate e scagionate fin quando i sospetti non sono ricaduti sul maresciallo in congedo Franco Mottola, sua moglie Anna Maria e il loro figlio Marco, denunciato dalla stessa Serena per spaccio. I tre sono attualmente gli unici indagati del delitto.
Due gli elementi certi dopo ben sedici anni di indagini: la ragazza, prima di essere uccisa, è entrata viva nella stazione dei carabinieri di Arce per poi uscire morta. A fondare questa tesi una perizia calligrafica sulla firma nel registro delle presenze in caserma. Sembra inoltre confermata la tesi secondo la quale la ragazza fu uccisa nella stazione dei carabinieri in quanto le ferite riportate sulla testa di Serena Molliconi sono compatibili con lo sfondamento di una delle porte di un alloggio della caserma di Arce: lo stesso che la famiglia Mottola fece pulire in fretta e a fondo proprio il giorno della scomparsa della ragazza. Sulla porta stessa sono state ritrovate tracce di un pugno corrispondente all’impronta di uno dei due indagati. A rivelare le novità relative al caso è stato il periodico Giallo che ha intervistato il procuratore della Repubblica di Cassino, Luciano D’Emmanuele.
Come riportato dal settimanale diretto da Andrea Biavardi, ora più che mai la testimonianza di Santino Tuzi, brigadiere dei carabinieri di Arce, sulla presenza della giovane all’interno della caserma nel giorno della scomparsa sembra confermare la ricostruzione degli inquirenti. Ad annotare la presenza di Serena Mollicone fu proprio il brigadiere che dichiarò di averla vista verso le 11 del mattino e di non averla più vista uscire, almeno fino alle 14.00, orario in cui Tuzi staccò dal servizio. Purtroppo non è più possibile ascoltare il racconto del brigadiere sul caso di Serena Mollicone in quanto l’uomo, pochi giorni dopo aver testimoniato agli inquirenti l’episodio successo in caserma, si è tolto la vita. Inizialmente si è pensato al suicidio, mentre ora il magistrato ha chiesto la riapertura del caso in quanto le due morti potrebbero essere legate da un doppio filo. Il brigadiere era stato ascoltato dagli inquirenti il 28 marzo e il 9 aprile del 2008. Successivamente gli inquirenti avevano disposto un confronto tra Tuzi e l’allora maresciallo Franco Mottola, il quale però non è mai avvenuto in quanto il brigadiere è morto prima.
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