Avvolto ancora nel mistero l’omicidio di Daniela Roveri, la manager d’azienda residente a Cologna ed uccisa nell’androne del palazzo nel quale abitava. L’indagine attualmente si sta concentrando sull’azienda in cui la donna lavorava.
Sono passati quasi sette mesi dal delitto di Daniela Roveri, la 48enne manager dell’azienda ICRA S.p.A. di San Paolo d’Argon. La donna è stata assassinata nell’androne del palazzo nel quale viveva, sito in via Keplero 11, a Colognola. Gli inquirenti, stando quanto riportato da Paolo Paloschi di Bergamonews, nonostante le incessanti ricerche, non sono ancora riusciti a dare un nome e un volto all’uomo che alle 20.30 del 20 dicembre 2016, è entrato nel palazzo e con una coltellata al collo ha posto fine alla vita della Roveri in pochi secondi. L’uomo, dopo aver commesso il l’omicidio, è poi fuggito senza farsi notare da nessuno.
Un delitto efferato, consumatosi, stando quanto riportato da Bergamonews, in 14 minuti. Il killer, stando alla ricostruzione degli inquirenti, ha sorpreso Daniela Roveri alle spalle, per poi immobilizzarla e tagliarle la gola con un colpo preciso, recidendo la carotide così da non permetterle di urlare. L’uomo, secondo chi indaga, sarebbe poi fuggito passando per i garage della palazzina oppure dal parco che si trova al fianco della stessa, visto che non è stato ripreso da nessuna telecamera di sorveglianza. Chi ha ucciso Daniela Roveri dunque o conosceva o ha studiato perfettamente la zona prima di agire. L’unico dato certo nelle mani degli inquirenti sono le due tracce genetiche: una sulla guancia della vittima, lasciata dall’assassino mentre le tappava la bocca, e l’altra sotto l’unghia della mano destra della donna, che probabilmente ha agguantato la mano del killer nel tentativo di liberarsi. Stando al profilo genetico emerso dalle tracce organiche, ad uccidere Daniela Roveri è stato un uomo.
L’inchiesta, coordinata dai sostituti procuratori Davide Palmieri e Fabrizio Gaverini, prosegue senza sosta. Tra i 230 campioni salivari raccolti tra inquilini del condominio, abitanti della zona limitrofa a quella di Daniela Roveri e colleghi di lavoro, nessuno è risultato compatibile. Negli ultimi giorni, stando quanto riportato dal giornalista di Bergamonews, l’indagine si sta concentrando sulla pista professionale e in particolare sull’azienda in cui la donna lavorava. Anche la Guardia di Finanza di Bergamo sta collaborando alla risoluzione del caso, analizzando i conti della società, in cui la donna operava da 20 anni. Gli inquirenti stanno ora analizzando possibili agganci esteri della ditta, sia nell’organigramma che tra clienti e fornitori: la speranza è quella di trovare un appiglio da cui partire per arrivare a chi ha ucciso Daniela Roveri. Gli investigatori hanno anche scandagliato la vita di un massaggiatore che Daniela frequentava occasionalmente. Su di lui, anche dopo il lungo interrogatorio, non è emerso nulla se non un “secondo lavoro” da gigolò, con prestazioni aggiuntive a quelle da massaggiatore: un particolare che non sembra avere nulla a che fare con quanto accaduto alla Roveri.
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