Dopo un servizio su Repubblica scoppia la bufera sullo stabilimento balneare “fascista” di Punta Canna a Chioggia (Venezia), il cui proprietario ha esposto cartelli, scritte e foto del Duce. Il prefetto attiva il questore. La Digos denuncia. Ma i bagnanti assicurano: “Qui è così da anni e nessuno ha mai detto niente…”
Un’ordinanza “per l’immediata rimozione di ogni riferimento al fascismo contenuto in cartelli, manifesti e scritte” presenti all’interno dello stabilimento balneare Punta Canna a Chioggia è stata firmata dal prefetto di Venezia Carlo Boffi. L’atto sarà notificato entro la giornata di oggi 10 luglio al gestore dello stabilimento balneare, Gianni Scarpa. Nell’ordinanza è ordinato allo stesso Scarpa, informa la prefettura, “di astenersi dall’ulteriore diffusione di messaggi contro la democrazia”.
La Digos di Venezia ha comunque denunciato Gianni Scarpa. L’imprenditore balneare è al centro di un’indagine per la presenza di poster di Mussolini e richiami, soprattutto con scritte, al periodo fascista presenti nello stabilimento. L’imprenditore, secondo quanto si è appreso, avrebbe confermato le sue dichiarazioni relative “allo sterminio dei tossici”, di essere contro la democrazia e di altri richiami legati al periodo del Ventennio del Duce, scrive il sito web del Corriere del Veneto. Al momento l’attività della Digos si chiude avendo già domenica fatto fotografie e ripreso con le telecamere l’intero stabilimento balneare, acquisito documentazione della struttura e sentito, sommariamente, lo stesso Scarpa.
“La comunicazione di questa stranezza strabiliante l’ho avuta domenica mattina – ha dichiarato il prefetto di Venezia, Carlo Boffi – da un giornalista e ho dato subito mandato al questore di effettuare un sopralluogo. In base alla relazione ricevuta questa mattina (lunedì ndr), ho quindi emesso l’ordinanza, comunicando nel contempo il fatto all’autorità giudiziaria, per verificare l’esistenza del reato di apologia”. “Adesso – ha aggiunto Boffi – ancora non siamo ancora riusciti a capire da quanto tempo andasse avanti la situazione, anche se, pur non avendone la certezza, presumo che ciò avvenisse da pochissimo, visto che anche il questore non ne sapeva nulla, così come credo la polizia locale. Intanto, anche il Comune si è attivato per verificare la sussistenza dei requisiti per la permanenza della concessione”. In realtà, come dimostrano i servizi video dei cronisti del Corriere del Veneto, accessibili dal sito web del giornale, secondo alcuni bagnanti “la situazione va avanti da anni, e anche membri delle forze dell’ordine vengono qui a prendere il caffè…“.
Photo credits: Twitter, Facebook