Sono destinate a proseguire a lungo le polemiche sull’introduzione del reato di tortura in Italia. Il giorno dopo l’approvazione della legge che finalmente definisce punibile anche nel nostro Paese la tortura, le forze politiche e l’opinione pubblica restano divisi. È troppo blanda o troppo severa la normativa? È comunque un passo in avanti o al contrario un “pastrocchio” che creerà soltanto problemi di interpretazione ai magistrati?
Dopo numerosi richiami e sanzioni da parte dell’Unione europea, anche recentemente in relazione alle vicende della Scuola Diaz di Genova (G8 del 2001, foto in alto), l’Italia ha introdotto nel codice penale il reato di tortura. A tre anni dall’inizio dell’iter parlamentare, l’Aula della Camera ha approvato definitivamente, mercoledì 5 luglio, la normativa.
CHI HA VOTATO A FAVORE, CHI CONTRO E GLI ASTENUTI
La legge è passata grazie ai soli voti del Partito democratico e di Alleanza popolare (Alfaniani), c’è stata l’astensione di M5S, Sinistra Italiana, Movimento democratici e progressisti (Bersani, Speranza D’Alema e gli scissionisti del Pd), Scelta civica e Civici e innovatori e il no di Forza Italia, i Cor (Conservatori e riformisti di Raffaele Fitto), Fratelli d’Italia e Lega).
COSA PREVEDE LA LEGGE
Le norme prevedono la punizione con il carcere da 4 a 10 anni per chiunque, con violenze o minacce gravi o con crudeltà, cagiona a una persona privata della libertà o affidata alla sua custodia “sofferenze fisiche acute” o un trauma psichico verificabile. Gli anni di carcere salgono a fino a un massimo di 12 se a commettere il reato è un pubblico ufficiale. Si tratta di un giro di vite contro gli episodi di violenza commessi da esponenti delle forze dell’ordine contro fermati o arrestati.
IN CASO DI POLIZIOTTI, CARABINIERI O ALTRI PUBBLICI UFFICIALI
Tuttavia, il reato richiede una pluralità di condotte (più atti di violenza o minaccia) oppure deve comportare “un trattamento inumano o degradante“. Specifiche aggravanti, peraltro, scattano in caso di lesioni o morte. Non si ha invece tortura nel caso di sofferenze risultanti unicamente da “legittime misure limitative di diritti”. Rischia anche il pubblico ufficiale che istiga a commettere il delitto di tortura e non viene obbedito: la legge prevede che debba comunque andare in carcere per 3 anni. Il testo prevede poi che nessuno possa essere espulso, respinto o estradato verso paesi dove vi sia il fondato rischio che sia sottoposto a tortura. Inoltre, qualsiasi dichiarazione o informazione estorta sotto tortura non è utilizzabile in un processo; tuttavia, varrà come prova contro gli imputati di tortura. Infine, nessuna immunità per cittadini stranieri imputati o condannati per tortura in altro Stato o da un tribunale internazionale. Se richiesto, saranno estradati
DA DESTRA A SINISTRA TUTTI SCONTENTI
Il Pd apprezza un testo che è in linea con la Convenzione dell’Onu ratificata dall’Italia nel 1984, ma anche con la condanna di questa pratica lanciata da Cesare Beccaria in “Dei delitti e delle pene” nel 1764. Il centrodestra legge invece nelle norme approvate a Montecitorio un intento punitivo nei confronti delle forze dell’ordine cui, sostiene Alessandro Pagano della Lega, “legherà le mani”. Giorgia Meloni, di FdI: “È un’infamia voluta dal Pd per criminalizzare le forze dell’ordine”, dice. Francesco Paolo Sisto di FI bolla il ddl come “un esempio di diritto modaiolo che aumenta la produzione di indagini nei confronti di chi le fa”. Per ragioni opposte, poi la legge non soddisfa appieno l’estrema sinistra: SI e Mdp si astengono al voto finale considerano il testo approvato “debole”, “poco incisivo” e “inefficace”. E il M5S, che pure considera la legge “giusta”, alla fine si astiene, prendendo l’impegno “di migliorare le norme non appena possibile”.
I SINDACATI DI POLIZIA
E sono contro, compatti, i sindacati delle forze dell’Ordine. Per il Consap si tratta di una “legge vergogna che è solo uno spot di vendetta per i fatti del G8 di Genova” mentre il Sap la considera come “un manifesto ideologico contro poliziotti”.
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