Un albergo di Vobarno (Brescia) è stato preso di mira da vandali incendiari: almeno due bombe molotov hanno provocato gravi danni alla struttura. Si tratterebbe di un atto criminale intimidatorio, dato che l’hotel sarebbe destinato a ospitare migranti richiedenti asilo
Si tratta dell’albergo Eureka, attualmente chiuso al pubblico, di Vobarno paese a meno di 10 chilometri da Salò e dal Lago di Garda: nella notte fra venerdì 30 giugno e sabato 1 luglio ignoti hanno scagliato almeno due bombe molotov contro l’hotel provocando gravi danni alla struttura. L’Eureka potrebbe essere destinato a ospitare 35 profughi richiedenti asilo: le forze dell’ordine ipotizzano in prima battuta che sia questo il motivo che può avere spinto a un atto così violento e vigliacco. Il gesto sarebbe cioè un’intimidazione nei confronti del proprietario dell’albergo. Tutto resta però ancora da capire con precisione. E sulla vicenda indagano i carabinieri. Secondo il sito web del Giornale di Brescia il proprietario dell’albergo Eureka, Valerio Ponchiardi, assicura di non aver firmato alcun contratto per ospitare i profughi.
MINNITI: “IL NOSTRO VERO CONFINE È IN AFRICA”
Un cosa è certa. Ogni giorno che passa l’Italia è sempre più in affanno nella gestione dei continui arrivi di migranti in fuga da guerre, sterminio, fame e miseria. E gli italiani sono spaccati fra chi vuole accogliere e chi rifiuta ogni sostegno ai richiedenti asilo. Sul Messaggero di oggi 2 luglio in un’intervista in cui ha parlato in modo spiccio e molto franco, il ministro dell’Interno, Marco Miniti (Pd) sostiene che “la partita fondamentale in questo momento si gioca in Libia: il confine meridionale della Libia è il vero confine meridionale dell’Europa“. In realtà la Libia è uno Stato africano extraeuropeo e sovrano, per quanto in difficoltà, ex colonia dell’Italia fascista e poi sempre conteso fra le potenze europee, perché strategico nel Mediterraneo. Tanto più dopo la caduta di Gheddafi, barbaramente trucidato nel 2011.
IL 97% DEI MIGRANTI PASSA DAL “VALICO” LIBIA
I migranti però arrivano da lì. Secondo Minniti “nei primi cinque mesi di quest’anno il 97% dei migranti è arrivato dalla Libia, ma la cosa più incredibile è che non c’è un libico. La Libia è un Paese di transito”. I dati del Viminale indicano che fino a oggi, in questo 2017, gli sbarchi di uomini, donne, bambini e minori soli sulle nostre coste sono aumentati del 18%: oltre 83 mila persone arrivate in condizioni stremate nei porti del Sud Italia.
“CENTRI DI ACCOGLIENZA OLTREMARE”
Perciò il ministro dell’Interno, alla vigilia del vertice a tre a Parigi tra Francia, Germania e Italia, non va tanto per il sottile e sostiene che in Libia bisogna “cercare di creare un governo stabile e stiamo lavorando per farlo, sapendo che anche questo è un modo per combattere i trafficanti di uomini, che hanno bisogno di istituzioni deboli per potersi muovere liberamente”. Con la Libia, prosegue, “abbiamo affrontato anche un tema cruciale, ossia quello dei centri di accoglienza, dove dovranno essere rispettati i diritti umani. Perché è prima della partenza che bisogna distinguere chi abbia diritto alla protezione umanitaria da chi non abbia i requisiti”.
LA QUESTIONE PORTI CHIUSI
Come forma di pressione sugli altri paesi dell’Unione europea, nei giorni scorsi il Governo aveva fatto sapere di essere pronto a chiudere i porti alle navi battenti bandiera straniera cariche di profughi. Un’ipotesi su cui nell’intervista al Messaggero, Minniti precisa: “Si è parlato di 22 navi, poi sono diventate 25. Non sono barconi, ma navi delle organizzazioni non governative, navi delle operazioni Sophia e Frontex, navi della Guardia costiera italiana. Battono varie bandiere di Paesi europei. Se gli unici porti dove vengono portati i profughi sono italiani, c’è qualcosa che non funziona”. Quanto al fronte interno, quello dei comuni italiani e dei sindaci, “l’accoglienza diffusa è la via fondamentale, se ogni comune facesse fino in fondo la propria parte avremmo una situazione molto più vicina alla soluzione“, commenta il ministro.
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