Rinviato a giudizio il dermatologo Matteo Cagnoni, accusato dell’omicidio della moglie Giulia Ballestri. La difesa ha chiesto la revoca della misura cautelare o gli arresti domiciliari.
La Corte d’Assise, ovvero la composizione del tribunale chiamata a giudicare i reati più efferati e gravi, dovrà decidere se condannare o meno il dermatologo Matteo Cagnoni per la morte di Giulia Ballestri. L’uomo è sospettato di aver ucciso a bastonate alla testa la moglie, il 16 settembre del 2016, e di averne occultato il cadavere in uno scantinato di una villa di famiglia a Ravenna. La decisione della Corte d’Assise arriverà solo dopo il termine del processo che si preannuncia lungo e combattuto. Il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Ravenna, Antonella Guidomei, ha fissato la prima udienza per il 10 ottobre 2017.
In sede dell’udienza preliminare, tenutasi il 22 giugno 2017, Matteo Cagnoni poteva scegliere di chiedere il rito abbreviato, così da arrivare alla sentenza senza l’audizione di testimoni ma solo sulla base delle carte raccolte, arrivando così alla condanna in maniera più veloce e ottenendo uno sconto di un terzo della pena. Il dermatologo ha invece preferito non fare tale richiesta ed essere giudicato con il rito ordinario, che prevede, visto l’efferato delitto, la convocazione della Corte d’Assise (una giuria di 8 persone formata da 2 giudici di professione, di cui uno è presidente, e sei giudici popolari). La difesa ritiene di avere diverse tesi che proverebbero l’innocenza di Matteo Cagnoni e contesta la validità, anche formale, di alcune prove, sostenendo che esse sono state raccolte in violazione dei diritti della difesa.
I legali di Matteo Cagnoni, Giovanni Trombini e Francesco Dalaiti, hanno annunciato di voler chiedere la misura dei domiciliari con braccialetto elettronico. A sostegno della colpevolezza dell’uomo per l’omicidio di Giulia Ballestri vi saranno il procuratore capo Alessandro Mancini e il pubblico ministero Cristina D’Aniello. Presenti in processo come parti civili la rappresentanza della città (che per la prima volta si costituisce come parte civile), i familiari della vittima, rappresentati dall’avvocato Giovanni Scudellari, e le molteplici associazioni femminili come: Linea Rosa e Unione donne italiane.
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