Vietate le telecamere al processo d’Appello per l’omicidio di Yara Gambirasio. La moglie di Massimo Bossetti si prepara a sostenere il marito rilasciando un lunga intervista sulla loro relazione.
La moglie di Massimo Giuseppe Bossetti, Marita Comi, ha rilasciato una lunga intervista al settimanale Gente, che potete trovare in edicola dal 24 giugno 2017. Il muratore bergamasco, condannato in primo grado per l’omicidio di Yara Gambirasio, il 30 giugno 2017 dovrà recarsi nuovamente in Tribunale per il processo d’Appello, con il quale spera di ribaltare la sentenza di condanna.
Come riportato dal noto settimanale, Marita Comi, a pochi giorni dall’inizio del processo d’appello per l’assassinio di Yara Gambirasio, ha rilanciato la richiesta di ripetizione del test del Dna. Nella lunga intervista, rilasciata a Gente, la moglie del muratore ha affrontato anche argomenti “difficili” come i tradimenti coniugali, le lettere di Bossetti a una detenuta, le ricerche su siti porno di cui si discusse al processo di primo grado, dei rapporti con la suocera Ester Arzuffi, ormai interrotti perché: “Nel momento del bisogno più acuto né io né i miei figli abbiamo potuto contare su di lei”. Proprio in merito alle accuse mosse dalla suocera, Marita ha dichiarato: “Non divorzierò mai da Massimo, neppure se l’ergastolo fosse confermato sia in appello sia in Cassazione”. Alla domanda se un nuovo test del Dna, qualora venisse concessa la ripetizione, confermasse che la traccia biologica sugli slip di Yara Gambirasio fosse di Massimo Bossetti, rivedrebbe il giudizio sul marito, Marita Comi risponde: “No. Vorrebbe dire che lo sbaglio è altrove”.
Il presidente della Corte d’Assise d’Appello di Brescia ha vietato le riprese video, audio e fotografiche nell’aula nel quale si svolgerà il processo per l’omicidio di Yara Gambirasio, motivando:”Non risulta sussistere un interesse sociale particolarmente rilevante alla conoscenza del dibattimento”. Una decisione che non permetterà a tutti di assistere ad un processo pubblico tanto atteso. Un processo al quale interverranno esclusivamente gli avvocati e i magistrati. Possiamo quindi affermare che questa decisione del presidente della Corte d’Assise, di vietare l’accesso alle telecamere, censura il diritto ad una completa informazione.
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