Chiuso il processo per l’omicidio di Luca Varani a carico dell’imputato Marco Prato, morto in carcere. La Procura di Velletri indaga per istigazione al suicidio.
Si è chiuso oggi, 21 giugno 2017, a causa della morte dell’imputato, il processo a carico di Marco Prato per l’omicidio di Luca Varani. Il trentunenne si è tolto la vita ieri in carcere. La Procura di Velletri ha aperto un fascicolo contro ignoti per istigazione al suicidio. Nell’indagine, avviata dopo la morte del giovane, si andranno a verificare inoltre se lo stato di detenzione di Prato era compatibile con le sue condizioni psicologiche. Nel frattempo i giudici della prima Corte d’Assise di Roma hanno disposto la restituzione dell’appartamento di via Igino Giordani, finito sotto sequestro dopo l’omicidio di Luca Varani, e la confisca di tutti gli altri reperti sequestrati durante le indagini, come richiesto dal pm Francesco Scavo.
Proprio oggi avrebbe avuto luogo l’udienza del processo per il brutale omicidio del giovane Luca, ucciso, secondo l’accusa, da Manuel Foffo e Marco Prato, in un appartamento sito nel quartiere di Colli Aniene, in Roma. Prato si è sempre dichiarato innocente e ha sostenuto questa sua tesi fino alla morte. Nel biglietto rinvenuto nella cella del trentunenne, il ragazzo ha scritto: “Non ce la faccio a reggere l’assedio mediatico che ruota attorno a questa vicenda. Io sono innocente”. Un peso troppo forte per l’indagato che già, in precedenza, aveva tentato di togliersi la vita. Stando alla ricostruzione fatta dalla psicologa in merito all’omicidio Varani, Marco Prato aveva provato a suicidarsi almeno tre volte: i primi due tentativi risalgono al 2011 a causa di una delusione d’amore, il terzo, invece, qualche ora dopo l’omicidio di Luca Varani, in un albergo nella zona di Piazza Bologna.
Un suicidio quello di Marco Prato ricco di zone d’ombra. La stessa decisione della Procura di Velletri, di aprire un’indagine contro ignoti per istigazione al suicidio, ha lasciato intendere come, dietro l’estremo gesto del ragazzo, possa esserci dell’altro. Il trentunenne romano, dopo essere stato trasferito dal carcere di Regina Coeli a quello di Velletri, aveva dato segni di forte prostrazione che forse sono stati sottovalutati dai medici della struttura penitenziaria.
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