È stato nel giorno del suo 71° compleanno, mercoledì 14 giugno, che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha spento le candeline con la peggiore delle notizie: ora è indagato sul Russiagate per una possibile ostruzione della giustizia, il reato per cui Richard Nixon si dimise evitando un sicuro impeachment.
Lo scoop è del Washington Post, che cita dirigenti coperti dall’anonimato, come riporta il sito web dell’Ansa. “Il procuratore speciale (Robert Mueller, ndr) che guida l’inchiesta sul ruolo della Russia nelle elezioni del 2016 interrogherà alti dirigenti dell’intelligence come parte di una più ampia indagine che ora include l’esame dell’ipotesi se Donald Trump ha tentato di ostruire la giustizia“, scrive il Wp.
LE CINQUE DIVERSE FONTI
Secondo cinque fonti informate sui fatti, il capo della National intelligence Daniel Coats, il direttore della Nsa Mike Rogers e il suo ex vice Richard Ledgett hanno concordato di essere sentiti nei prossimi giorni da Mueller. Immediata la reazione di Marc Kasowitz, l’avvocato privato che difende il presidente nel Russia-gate: “La fuga di notizie dell’FBI riguardanti il presidente è scandalosa, ingiustificabile e illegale”, ha commentato Marko Corallo, un suo portavoce.
CHE COSA DIRANNO AL PROCURATORE?
Coats, Rogers e Ledgett appariranno volontariamente ma non è chiaro se descriveranno completamente le loro conversazioni con Trump o se il presidente userà il suo privilegio esecutivo per mantenerle segrete. Facoltà questa messa in dubbio da alcuni esperti, i quali hanno ricordato che la corte suprema durante il Watergate stabilì che i dirigenti non possono usare tale privilegio per bloccare prove in indagini criminali.
L’ERRORE CAPITALE DI TRUMP: LICENZIARE COMEY
L’ipotesi di ostruzione alla giustizia si è profilata dopo che il tycoon ha licenziato a sorpresa l’allora capo dell’FBI James Comey, che indagava sul Russiagate. Ipotesi che ha preso maggior corpo dopo la deposizione al Senato dello stesso Comey, che ha accusato Trump di avergli fatto pressioni per far cadere l’indagine sul suo ex consigliere per la Sicurezza nazionale Michael Flynn. Il presidente ha contestato questa versione, definendo Comey un bugiardo, oltre che una gola profonda, e si è detto pronto a testimoniare sotto giuramento.
IL VERO SCOPO DEL PROCURATORE
La mossa di Mueller lascia intendere, secondo il Wp, che il procuratore vuole andare al di là della disputa tra i due, cercando prove a carico (o a discarico) con altri testimoni. Il presidente, secondo notizie di stampa dei giorni scorsi, avrebbe telefonato a Coats e a Rogers chiedendo di negare pubblicamente l’esistenza di qualsiasi prova di collusione tra la sua campagna e i russi. Nella loro audizione pubblica al Senato entrambi i capi dell’intelligence hanno negato di aver mai subito pressioni da Trump, ma hanno anche precisato di non voler svelare il contenuto delle conversazioni col presidente. Lo faranno con Mueller?
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