Nella mattina di venerdì 9 giugno, a spoglio delle schede ormai quasi completato, si conferma il grave smacco elettorale di Theresa May alle elezioni politiche anticipate in Gran Bretagna. I tories non potranno più governare da soli e ora provano ad allearsi con gli unionisti dell’Irlanda del Nord. Jeremy Corbyn, che porta il Labour oltre i 260 seggi e il 40% dei voti, appare il vero vincitore delle elezioni
Il partito Tory (Conservatori) che ha espresso la premier, resta in lieve vantaggio rispetto ai Labour ma senza più una maggioranza assoluta che le consenta di governare il Paese del dopo Brexit. Se finora i tories avevano avuto 330 seggi sui 650 totali alla Camera dei Comuni, ora si fermerebbero a quota 318. Si profila un parlamento bloccato, ‘appeso’ – cosiddetto hung Parliament – ad eventuali alleanze, allo stato non semplici. Ma May non vuole dimettersi.
Il Labour di James Corbyn guadagna voti – è oltre il 40% – e seggi, a quota 261, e chiede le dimissioni del primo ministro. La ministra dell’Interno Rudd salva il suo seggio per un pugno di voti. Il partito nazionalista e xenofobo di Ukip di Nigel Farage, protagonista della lotta per la Brexit, l’uscita dall’Europa della Gran Bretagna, non ha ottenuto alcun seggio: è rimasto a bocca asciutta. Finisce il dominio Snp in Scozia – i nazionalisti di Nicola Sturgeon – e il referendum per l’indipendenza dalla madre patria si allontana. Sterlina in forte calo. Alla luce di questi risultati, Theresa May si recherà a Buckingham Palace alle 12:30 di Londra, le 13:30 In italia, per ricevere il via libera della regina Elisabetta a formare un nuovo governo. L’esecutivo dovrebbe avere l’appoggio degli unionisti nordirlandesi del Dup, che hanno ottenuto 10 seggi.
Nella notte erano comunque arrivate le prime, velate, richieste di dimissioni a Theresa May, anche dall’interno del Partito Conservatore. La premier “dovrebbe considerare ora la sua posizione”, ha detto alla Bbc, Anna Soubry, deputata anti-Brexit e da tempo voce critica nei confronti di May, rieletta d’un soffio dopo un primo annuncio ufficioso che l’aveva data per sconfitta. Una frase che tutti gli osservatori in studio hanno interpretato come un benservito. Ironico il commento di William Hague, ex leader Tory, che ha scritto: “Il nostro partito è una monarchia temperata dal regicidio”.
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