Blue Whale, il servizio delle Iene: “I video erano falsi”

Dopo il servizio-denuncia delle Iene il gioco criminale del Blue Whale che starebbe dilagando sui social fra gli adolescenti è diventato noto a tutti. E la polizia ha fatto sapere che si registrano anche in Italia più casi di prima. Ora però in un’intervista su Il Fatto Quotidiano, Matteo Viviani, il giornalista del programma televisivo di Italia Uno, ammette che nel suo servizio c’erano delle falsità

Le conversazioni con le mamme russe che avevano appena perso i figli. E i video dei suicidi di alcuni ragazzini. Sono elementi fondamentali nel servizio di Matteo Viviani delle Iene, andato in onda domenica 14 maggio 2017, che ha fatto esplodere mediaticamente in Italia il caso del Blue Whale, il “gioco” criminale che porta i teenager fino al suicidio e che, nato in Russia, si starebbe diffondendo sui social in tutto il mondo. Elemetnti fondamentali che ora si scopre erano fasulli. Per la stessa ammissione di Viviani.

In un’intervista al Fatto Quotidiano, l’inviato che per primo si è occupato del gioco che spinge i giovani al suicidio spiega: “Me li ha girati una tv russa su una chiavetta e ammetto la leggerezza nel non aver fatto tutte le verifiche, ma erano comunque esplicativi di quello di cui parlava il servizio”. Il servizio è diventato virale sul web, diffondendo la storia e le pratiche del Blue Whale. A tal proposito, Viviani non si sente però responsabile: “Ieri sono andato in una classe e ho chiesto quanti conoscessero il Blue Whale prima del mio servizio. La metà degli alunni ha alzato la mano. Noi adulti ignoriamo parte del web, specie quella popolata dai giovanissimi. La polizia ha salvato una ragazzina che era quasi al cinquantesimo giorno del gioco, quindi aveva iniziato prima della puntata”.

Malgrado tutto questo il servizio sembra reggere nella sostanza: sono infatti purtroppo in aumento i casi registrati in Italia. La polizia italiana e quelle russa ammettono il problema Blue Whale. Viviani inoltre respinge anche le accuse di aver innescato un meccanismo di emulazione: “Allora non dobbiamo dare più notizie neppure sul bullismo o sul femminicidio? Non posso praticare l’omertà su un argomento e se ho contribuito a salvare anche una sola persona, il mio è stato un lavoro prezioso”.

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Photo credits: Twitter, Facebook

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