Dopo l’arresto di Angelo Fabio Matà per l’omicidio della madre Maria Concetta Velardi, gli inquirenti continuano ad indagare per scoprire il movente.
Per più di tre anni ha indossato i panni del figlio della vittima, determinato ad avere giustizia per la madre Maria Concetta Velardi. Il 31 maggio del 2017 Angelo Fabio Matà, 43enne sottufficiale della Marina Militare, è stato arrestato con l’accusa di omicidio aggravato. Per gli investigatori della Squadra mobile di Catania è lui l’uomo che il 7 gennaio del 2014, tra le tombe del cimitero principale della città, ha ucciso la vedova che all’epoca dei fatti aveva solo 59 anni. Un delitto d’impeto, scatenato da un violento litigio, avvenuto nelle prime ore di quel pomeriggio davanti alla tomba di famiglia, che ha radici profonde: la madre, secondo quanto dichiarato dal capo della Mobile, Antonio Salvago, rappresentava un ostacolo per i progetti di vita di Angelo Fabio Matà.
Stando quanto ricostruito dagli inquirenti, il sottufficiale, come spesso accadeva, nel pomeriggio del 7 gennaio si era al cimitero con la madre e, dopo una violenta lite, ha sollevato una grossa pietra presente vicino alla cappella di famiglia e l’ha scaraventata più volte sulla testa di Maria Concetta Velardi. La polizia scientifica ha trovato sulla scena del crimine evidenti tracce biologiche appartenenti all’uomo. Inoltre sugli abiti del sottufficiale sono state rilevate anche delle tracce di sangue della vittima. Una morte brutale, aggravata dal loro legame e dalle successive azioni del figlio. In una prima ricostruzione dei fatti, Angelo Matà veniva collocato sulla scena del crimine ma in orario successivo a quello del delitto. Il ritrovamento del corpo senza vita di Maria Concetta Velardi è stato reso possibile grazie al figlio. Un tentativo, secondo gli inquirenti, di depistare le indagini, che inizialmente esclusero a priori l’ipotesi veicolata dall’uomo di una probabile rapina finita male.
Angelo Matà, che all’epoca accusò anche due presunti criminali per l’omicidio della madre, nella sua versione dei fatti puntava il dito anche contro una donna che avrebbe aiutato gli assassini a mettere in atto il delitto. Lo stesso sottufficiale, per questo motivo, fece richiesta al Tribunale di poter riesumare il corpo della madre, convinto che alcuni graffi presenti sulla schiena della vittima potessero rilevare indizi importanti. Una richiesta che non gli è stata accordata. Secondo gli inquirenti, l’uomo attribuiva il proprio fallimento personale alla madre e, una volta stordita, l’ha trascinata lungo un corridoio fra le cappelle per poi spaccarle la testa con una pietra lavica. L’autopsia del medico legale ha evidenziato che Maria Concetta Velardi è morta dopo 40 minuti di terribile agonia. Un omicidio agghiacciante, compiuto da sangue del suo sangue.
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