“All’inizio dell’incontro lei voleva avere un rapporto sessuale con me. Io all’inizio rifiutai, ma lei insisteva e dopo un po’ di ore mi sono sentito costretto…”. In tribunale a Milano la deposizione di Severino Antinori al processo che lo vede imputato con l’accusa di aver “rubato” ovuli a una giovane donna contro la sua volontà, per esperimenti medici
Sono scioccanti i primi passaggi dell’interrogatorio reso in aula, mercoledì 31 maggio, da Severino Antinori, imputato a Milano per aver “rapinato” ovuli a una giovane infermiera spagnola di origini marocchine, alla clinica Matris di Milano il 5 aprile dell’anno scorso. La notizia è riportata dal sito web dell’Ansa. Il celebre ginecologo è accusato di violenza privata, sequestro di persona, lesioni personali aggravate, falso materiale e ideologico ed estorsione: stando alle accuse, avrebbe immobilizzato, sedato e prelevato otto gameti ad H. M., che nell’aprile 2015 era ricoverata alla struttura privata di Antinori, la clinica Matris di Milano, per una cisti ovarica.
LA VERSIONE DEL PROFESSORE ACCUSATO
Oggi 31 maggio rispondendo al pm Leonardo Nesti, Antinori ha raccontato di aver conosciuto la donna in un night club di Siviglia, in Spagna, nel dicembre 2015. “Notai subito che aveva una forte attrazione per me. Mi prese per mano e mi portò nella mia camera di albergo”. Inoltre ha aggiunto: “Dopo questo rapporto non avevo più intenzione di vederla”. Ma invece la donna si è poi presentata a Milano e “non sapendo dove andare ho detto, portatela in albergo”. In questa occasione l’infermiera “ha espresso la volontà di fare la donazione. Io le ho detto di andare alla clinica e di seguire tutto l’iter di sicurezza per la procedura“, ha sostenuto davanti al pm Severino Antinori.
MA LA RAGAZZA SOSTIENE TUTT’ALTRO…
Tuttavia, riporta il Messagero, davanti ai giudici dell’ottava sezione penale presieduti da Luisa Ponti, che poco meno di tre mesi fa l’hanno ascoltata in audizione protetta, la giovane infermiera ha raccontato una storia ben diversa. “Sono arrivata nel marzo 2016 in Italia da Malaga”, in Spagna, per “lavorare e anche per donare gli ovuli” e per questo “ho contattato telefonicamente Antinori”. In quell’occasione, dice, si sarebbe finta un’altra persona per poter parlare con lui. “Non sono mai stata a Siviglia – sottolinea -. Al telefono ho finto di essere la mia amica Rabab, che Antinori aveva conosciuto in un locale notturno, con l’obiettivo di parlare con il ginecologo”.
“NON HO MAI DATO IL CONSENSO ALL’OPERAZIONE”
H. M., inoltre, non ha riconosciuto come sue le firme presenti sui moduli del consenso informato all’operazione del 5 aprile 2016 che le sono stati sottoposti in aula dal presidente del collegio. La giovane infermiera ha sostenuto di essersi alla fine opposta con un “no” al prelievi degli ovuli in quanto musulmana. Perciò, dopo aver accettato, in un primo momento, di donare gli ovuli in cambio “di 7000 euro”, proprio per motivazioni religiose avrebbe cambiato idea prima dell’operazione. Da qui il presunto prelievo forzoso di ovuli di cui è accusato Antonori. Ma il professore contrattacca: “Io ho fatto nascere figli di principi e capi di Stato, figuriamoci se avevo bisogno di quegli ovuli”.
Photo credits: Twitter
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