Omicidio Alatri, sciacallaggio sulla morte di Emanuele Morganti: l’allarme sui social

Un gruppo di malfattori ha dato vita ad una finta iniziativa a nome di Emanuele Morganti per sostenere la famiglia del giovane ucciso ad Alatri.

Ogni tragedia ha i propri sciacalli, coloro che cercano di trarre profitto dalle disgrazie altrui. Ciò è accaduto anche dopo la morte di Emanuele Morganti, il 20enne ucciso dal branco nella Piazza Regina Margherita di Alatri, nella notte tra il 24 e 25 marzo 2017. L’allarme contro il gruppo di malfattori è stato lanciato su Facebook ed è stato pubblicato nelle pagine riguardanti la cittadina dell’omicidio e quelle dedicate al giovane di Tecchiena. Stando quanto riportato da Ciociaria Oggi, gli sciacalli hanno bussato porta a porta per chiedere soldi a favore di alcune iniziative riguardanti la famiglia di Emanuele Morganti, quando, in realtà, non vi è nessuna raccolta fondi.

L’appello che invita alla prudenza, pubblicato sui social, recita: “Informiamo che ci sono sciacalli che stanno girando di casa in casa chiedendo denaro per iniziative a nome di Emanuele Morganti. Iniziative assolutamente non vere, sconosciute. Non credete a questi soggetti e magari fate girare questo messaggio! Ed eventualmente avvisate le forze dell’ordine”. I malfattori si aggirerebbero in particolare tra Alatri e Tecchiena, zone frequentate dalla vittima. Qualcuno, sperando di fare del bene, è caduto nella trappola e ha consegnato un’offerta, per questo motivo alcuni compagni di Emanuele Morganti hanno segnalato quanto accaduto e messo in guardia i cittadini. L’unica iniziativa lanciata per il giovane di Tecchiena è una petizione online, lanciata su change.org, con la quale, firmando virtualmente, si chiede di non far finire la triste storia di Emanuele nel dimenticatoio e di fare giustizia.

Si attendono sviluppi nelle indagini dell’omicidio di Alatri. Vi ricordiamo che attualmente sono indagate per la morte del giovane Emanuele 8 persone: tre in carcere (Paolo Palmisani, Mario Castagnacci e Michel Fortuna) e gli altri cinque sono indagati a piede libero (Franco Castagnacci, Damiano Bruni, Micheal Ciotoli, Manuel Capoccetta e Pjetri Xhemal).

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