Aumentano in Italia le segnalazioni per nuovi possibili casi di Blue Whale, il meccanismo perverso e criminale che porta i giovanissimi, in alcuni casi poco più che bambini, a “giocare” – si fa per dire – al suicidio, attraverso una serie di “prove di coraggio” che culminano con l’uccisione di se stessi
Un nuovo caso è stato reso noto ieri 28 maggio. A Ravenna una ragazza di 14 anni, si legge sul Corriere di Romagna, aveva postato su internet una fotografia in cui apparivano tagli che si era inflitta a un braccio, lesioni considerate il rito di iniziazione di questo “gioco del suicidio”. L’immagine è stata fortunatamente subito intercettata dagli agenti della Polizia postale che sono riusciti a risalire prima al computer dal quale era stata inviata e poi alla vittima del nuovo e pericolosissimo fenomeno che si propaga sui social e che arriva dalla Russia.
L’obiettivo degli investigatori ora è quello di rintracciare chi possa averla manipolata, impresa tutt’altro che agevole visto che i tutor del gioco sono esperti informatici in grado di muoversi nell’anonimato della rete. Si indaga anche per capire come la 14enne sia finita nel giro del blue whale e perché, e se l’adolescente abbia o meno sperimentato altre “prove” richieste per partecipare alla sfida, anche se l’impressione è che la ragazzina fosse all’inizio del percorso.
Un altro caso recente di Blue Whale in Emilia Romagna si sarebbe verificato nelle scorse settimane, ed è stato reso noto dal Resto del Carlino. Una ragazzina dell’entroterra di Reggio Emilia sarebbe stata salvata dall’intervento delle sue amiche coetanee, dei dirigenti della scuola che frequenta e dei suoi genitori. Ma come “funziona” questa follia? Secondo alcune ricostruzioni, i ragazzi che decidono di prendervi parte postano su Internet un contenuto con l’hashtag #f57 in alcuni forum e social network. A quel punto il “master” dovrebbe rispondere con una serie di regole – 50 in tutto – che prevedono: 1) atti autolesionisti, 2) la visione a ciclo continuo per ore di video inquietanti e horror, 3) l’ascolto di suoni sgradevoli, 4) svegliarsi alle 4.20 di mattina e salire su palazzi alti. L’ultima prova consisterebbe nel suicidio. Usare il condizionale è d’obbligo. Come molti fenomeni che nascono in Rete e in particolare sui social, il Blue Whale esiste ma non è una realtà chiara, semplice e inequivocabile. Di certo però non lo si deve sottovalutare.
Photo credits: Twitter, Facebook
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