L’Italia dice addio alle monete da 1 e 2 centesimi dal 1° gennaio 2018? Lo propone un emendamento del Pd alla manovra-bis, di cui primo firmatario è Sergio Boccadutri, nel quale si specifica che il risparmio derivante dallo stop al conio è destinato al Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato. I Paesi Bassi e la Finlandia già non li usano. L’idea di abolire i centesimi in Italia risale al 2014 quando fu approvata una mozione firmata da Boccadutri, che all’epoca era in Sel: si chiedeva al governo di ridurre in maniera significativa la domanda di monete da uno e due centesimi così come avvenuto in altri Stati Ue dopo un’apposita “valutazione dell’impatto sull’inflazione”.
L’Italia potrebbe seguire la strada già intrapresa da Paesi Bassi e Finlandia e dire addio alle monete da 1 e 2 centesimi dal 1° gennaio 2018. È quanto propone un emendamento del Pd alla manovra-bis, di cui primo firmatario è Sergio Boccadutri. Il risparmio derivante dallo stop al conio è destinato al Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato.
“Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, da adottarsi entro il primo settembre 2017 – si legge – si stabiliscono le modalità attraverso cui i pagamenti effettuati in contanti sono arrotondati nel periodo di sospensione”.
L’idea di eliminare i centesimi scaturisce dal fatto che il loro costo di produzione è maggiore del valore nominale delle monete e risale al 2014, quando fu approvata una mozione firmata da Boccadutri, che all’epoca era in Sel. In essa si chiedeva al governo di ridurre in maniera significativa la domanda di monete da uno e due centesimi così come avvenuto in altri Stati Ue dopo un’apposita “valutazione dell’impatto sull’inflazione”. Il nodo, infatti, è il presupposto di un arrotondamento dei prezzi che, in genere, avviene verso l’alto. All’epoca, le associazioni dei consumatori protestarono sollevando più di un dubbio sulla proposta.
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