Nel corso dell’udienza per l’omicidio di Fortuna Loffredo, Raimondo Caputo accusa l’ex compagna Marianna Fabozzi e la figlia della stessa del delitto della bambina di sei anni.
Il 10 maggio 2017 si è aperto un nuovo capitolo nel processo per l’omicidio di Fortuna Loffredo, la bambina di sei anni morta il 24 giugno del 2014 dopo essere stata scaraventata dall’ottavo piano di un palazzo del Parco Verde di Caivano, in provincia di Napoli. Entrambi i due imputati, Raimondo Caputo e l’ex compagna Marianna Fabozzi, erano presenti in aula. L’uomo di 45 anni, soprannominato Titò, è accusato di aver gettato la piccola Fortuna dall’ultimo piano del palazzo e risponde anche all’accusa di abusi sessuali ai danni della povera bambina e delle 3 figlie dell’ex compagna. Titò continua a dichiararsi estraneo all’omicidio della piccola e punta il dito contro Marianna Fabozzi che, secondo la sua versione dei fatti, ha commesso il terribile gesto ponendo fine alla vita della Loffredo. La donna è attualmente accusata di aver omesso gli abusi di Caputo nei confronti delle sue tre figlie e di non aver fatto nulla per impedirli.
I due imputati, in passato, si sono scambiati accuse reciproche sulla vicenda. In aula, però, solo Titò ha ribadito più volte la sua versione dei fatti: “Fortuna è stata buttata giù da Marianna Fabozzi con l’aiuto della figlia maggiore”, nonché amica della piccola Fortuna Loffredo. Ha inoltre ribadito che quando Chicca è stata uccisa lui era in strada con la figlia più piccola, una versione confermata dalla Fabozzi. Raimondo Caputo ha dichiarato inoltre come anche il decesso del figlio della sua ex compagna, morto in circostanze analoghe a quelle di Fotuna, sia opera della donna. Alle accuse di abusi su minori Titò ha ammesso: “Ho toccato l’amica del cuore di Fortuna. Ma non ho mai ucciso nessuno. Ci tengo a precisare che tutti in quella casa sapevano che toccavo la bambina. Tutti lo sapevano e nessuno diceva niente”.
Dopo le domande del procuratore aggiunto e del sostituto procuratore, si è tenuto il controesame della difesa. Presente in aula, per una deposizione, anche la criminologa Roberta Bruzzone, consulente dei legali della famiglia Loffredo.
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