Omicidio Emanuele Morganti: blindata la piazza dell’aggressione, si cerca la verità

Nuovo sopralluogo nella Piazza Regina Margherita di Alatri, teatro del pestaggio di gruppo che ha visto la morte del giovane Emanuele Morganti, 20enne di Tecchiena.

Nella giornata del 4 maggio 2017, come riporta il quotidiano locale Ciociaria Oggi, è stata blindata fin dal primo pomeriggio la Piazza Regina Margherita di Alatri, luogo in cui si è consumato il pestaggio di gruppo nei confronti di Emanuele Morganti. Le indagini procedono senza sosta sull’omicidio del giovane e sono mirate a far luce sulla rissa mortale, avvenuta nella tragica notte tra il 24 ed il 25 marzo 2017. Durante il sopralluogo il traffico automobilistico e pedonale è stato bloccato nella zona di interesse, con il divieto assoluto dalle ore 14 fino alle mezzanotte. Lo scopo per il quale i Carabinieri e i magistrati hanno reso possibile ciò è la speranza di trovare tracce utili per fare chiarezza, in modo definitivo, sulla brutale morte di Emanuele, su cui ancora oggi vi sono molto dubbi.

Questa volta nella piazza oltre ai Carabinieri di Alatri e Frosinone sono stati chiamati anche gli uomini del Reparto Operazioni Speciali e della Compagnia Interventi Operativi di Roma. L’obiettivo di questa indagine è stata quella di ricostruire le varie fasi delle tre aggressioni mortali, subite da Emanuele, tramite l’utilizzo di un filmato 3D. Secondo quanto riportato da Ciociaria Oggi, sono state posizionate decine di telecamere e altre apparecchiature speciali che, incrociando le immagini raccolte con la banca dati in cui sono confluiti tutti i materiali e le prove acquisite, permetteranno di realizzare un filmato 3D della tragica sera. Un ulteriore ausilio per i magistrati che vogliono fare piena luce sull’omicidio del giovane Emanuele Morganti.

Nonostante le indagini non siano mai cessate è ancora oscuro il movente del pestaggio. Inoltre non è ancora stata trovata l’arma utilizzata per infliggere il colpo di grazia. Confuse e contraddittorie le testimonianze raccolte dagli inquirenti dalle persone presenti la sera del massacro di Emanuele e che non avrebbero fatto nulla per impedire l’accanimento verso il giovane, picchiato e umiliato apparentemente senza un vero motivo.

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