Rinviata al 10 maggio 2017 l’udienza per l’omicidio di Fortuna Loffredo, la bambina abusata e uccisa a Caivano. L’avvocato di Raimondo Caputo, presunto assassino della piccola, ha presentato un disegno shoccante sulla morte di un altro bambino del “palazzo degli orrori”.
La tanto attesa udienza per l’omicidio di Fortuna Loffredo, la bimba di 6 anni precipitata dall’ottavo piano del palazzo nel quale viveva il 24 giugno 2014, è stata rinviata al 10 maggio 2017 a causa dello sciopero delle Camere Penali. L’avvocato che difende Raimondo Caputo, accusato dell’omicidio della piccola Fortuna, ha con sé un disegno redatto dalla sorella di Caputo sulla morte del piccolo Antonio Giglio, figlio della ex compagna Marianna Fabozzi, caduto dal settimo piano in circostanze misteriose all’età di 3 anni. A riportare questa sconvolgente notizia è il Corriere Quotidiano.
Raimondo Caputo, durante l’ultima udienza del processo in cui è imputato per l’omicidio della piccola Fortuna Loffedo, ha dichiarato al procuratore aggiunto, Domenico Airoma, di ritenere Marianna Fabozzi, compagna all’epoca dei fatti, artefice della morte di Antonio Giglio, anche lui caduto nel vuoto come la piccola Fortuna nel 2013. Secondo quanto riportato dal settimanale Giallo, Caputo aveva dichiarato: “Sapete perché l’ha ucciso? Perché secondo lei impediva la nostra convivenza. Invece Fortuna l’ha uccisa per fare un dispetto a Mimma Guardato, la madre della bambina, che tanto odiava”.
L’ex convivente di Raimondo Caputo, Marianna Fabozzi, è da qualche tempo sottoposta ai domiciliari. Entrambi dovevano essere ascoltati nell’udienza del 2 maggio. Nel disegno, posseduto dall’avvocato della difesa, è ricostruita la morte del piccolo Antonio. Secondo la sorella di Caputo Marianna Fabozzi ha preso il figlio in braccio per poi scaraventarlo fuori nel vuoto, mentre era nell’appartamento della nonna del bambino. Il disegno sarà presentato nella prossima udienza. Attualmente la Fabozzi è accusata di aver omesso gli abusi di Caputo nei confronti delle sue tre figlie e di non aver fatto nulla per impedirli.
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