Il Primo Maggio dei sindacati con i segretari di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo è stato celebrato a Portella della Ginestra, (Palermo), a 70 anni dall’eccidio del 1 maggio 1947, una strage di lavoratori che manifestavano contro i latifondisti: la prima dell’Italia repubblicana. E di cui non sono mai stati scoperti i mandanti
L’esigenza di lavoro per il riscatto dalla povertà: è il messaggio che viene dai sindacati con la scelta di celebrare la Festa dei lavoratori proprio a Portella, e vale oggi come allora, soprattutto in una terra, la Sicilia, dove i livelli di disoccupazione sono ancora un’emergenza.
I LEADER SINDACALI IN SICILIA
Una corona di fiori è stata collocata al cimitero di Piana degli Albanesi. Camusso, Furlan e Barbagallo, hanno voluto aprire le celebrazioni per la festa del Lavoro ricordando le 11 vittime dell’eccidio di Portella, dove il 1 maggio del 1947 gli uomini del bandito Salvatore Giuliano aprirono il fuoco contro i contadini che manifestavano per l’occupazione delle terre incolte detenute dal latifondisti.
“LA DIGNITA’ PRIMA DI TUTTO”
“Settanta anni fa – ha detto la leader della Cgil Susanna Camusso – la strage di Portella della Ginestra segnò il tentativo delle classi dirigenti di allora di fermare il lavoro, la distribuzione delle terre, di affermare la subalternità dei lavoratori. Non bisogna dimenticarlo perché è troppo facile costruire una narrazione per cui la responsabilità delle imprese diventano responsabilità dei lavoratori. Oggi questa giornata serve per rimettere in cima il lavoro e la dignità delle persone e per sottolineare che ben poco si fa per creare lavoro e prospettive per i giovani“.
CORTEI IN TUTTO IL MONDO
Cortei e manifestazioni per la Festa del Lavoro si sono svolte in tutto il mondo. Dalla Corea a Manila, capitale delle Filippine, a Dacca in Bangladesh e a Istanbul. Ma anche a Jakarta in Indonesia, a Phnom Penh in Cambogia, a Pechino in Cina. Protagoniste in molti casi sono state le donne. E ancora, il 1 maggio 2017, non sono mancati arresti e repressioni, come in Turchia.
COSA FU LA STRAGE DI PORTELLA
Il 1º maggio 1947 si tornava a festeggiare la festa dei lavoratori dopo la fine della guerra, spostata al 21 aprile, ossia al Natale di Roma, durante il regime fascista. Circa 2 mila lavoratori palermitani della zona di Piana degli Albanesi, San Giuseppe Jato e San Cipirello, in prevalenza contadini, si riunirono in località Portella della Ginestra, nella vallata circoscritta dai monti Kumeta e Maja e Pelavet, per manifestare contro il latifondismo, a favore dell’occupazione delle terre incolte, e per festeggiare la vittoria del Blocco del Popolo nelle recenti elezioni per l’Assemblea Regionale Siciliana, svoltesi il 20 aprile di quell’anno e nelle quali la coalizione PSI – PCI aveva conquistato 29 rappresentanti su 90 (con il 29% circa dei voti) contro i soli 21 della DC (crollata al 20% circa). Improvvisamente dal monte Pelavet partirono sulla folla numerose raffiche di mitra, che si protrassero per circa un quarto d’ora e lasciarono sul terreno 11 morti (8 adulti e 3 bambini) e 27 feriti, di cui alcuni morirono in seguito per le ferite riportate. Della strage non sono mai stati individuati i mandanti né il vero movente.
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