Omicidio Daniela Roveri, trovato il Dna del killer sul volto della donna

Svolta nelle indagini sull’omicidio di Daniela Roveri, manager di 48 anni uccisa a Colognola. La Polizia Scientifica ha individuato tracce del Dna messe ora a confronto con numerosi profili per trovare il killer.

Colpo di scena nell’inchiesta sul delitto di Daniela Roveri, la manager 48enne uccisa il 20 dicembre 2016 all’interno dell’androne del suo palazzo a Colognola. I poliziotti della Scientifica hanno repertato sulla guancia e su un dito della vittima due tracce genetiche che potrebbero appartenere all’assassino, in quanto compatibili con la dinamica dell’omicidio. La vittima era stata assalita alle spalle e uccisa con una coltellata alla gola.

Uno dei punti in cui è stato rinvenuto il materiale genetico non è distante dalla bocca e, secondo gli inquirenti, quel dna potrebbe appartenere alle dita dell’assassino. La seconda traccia è stata individuata su un dito di Daniela Roveri, la quale, secondo gli investigatori, ha cercato di reagire, come testimonia la ferita alla mano provocata probabilmente nel tentativo della donna di afferrare l’arma con la quale è stata sgozzata. In questo caso il materiale biologico potrebbe essersi depositato durante il contatto fra il dito della manager e la mano di chi la stava ammazzando. Il dna parziale rinvenuto non può ricondurre ad una specifica persona ma al suo interno è stato individuato il cromosoma Y relativo, spiegano i tecnici della polizia scientifica, alla linea paterna. Non è possibile estrapolare profili genetici dal materiale trovato sotto le unghie di Daniela Roveri. Così come non hanno fornito risultati le analisi condotte sul capello e sugli altri reperti piliferi che la donna stringeva in una mano in quanto erano privi di bulbo, elemento utile per estrarre il dna.

Si indaga anche sul movente dell’omicidio. All’inizio i pm Fabrizio Gaverini e Davide Palmieri hanno seguito la pista passionale, ma si è immediatamente capito che la manager conduceva un vita molto riservata, in compagnia della madre, con la quale viveva. L’unico partner aveva un alibi di ferro la sera del delitto. Daniela Roveri aveva un ottimo stipendio, non aveva figli da mantenere e poteva quindi permettersi un tenore di vita molto alto. Negli ultimi tempi, però il suo conto corrente aveva registrato delle uscite anomale. In pochi mesi i risparmi erano scesi da più di 100 mila a 20 mila euro. Gli investigatori stanno effettuando accertamenti in questa direzione, per capire il motivo di questa uscita di denaro. L’ipotesi più accreditata è che la donna abbia prestato i soldi a qualcuno che ha poi ritenuto opportuno eliminare la creditrice o con le proprie mani o assoldando un sicario.

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