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Cronaca

Morta rinchiusa in un trolley: in mare l’ha gettata la mamma disperata

Pubblicato da
Redazione Velvet News

Una ragazza russa di 27 anni era stata ritrovata morta chiusa in una valigia gettata in mare nel porto di Rimini lo scorso 25 marzo. I magistrati hanno ricostruito l’accaduto e hanno scoperto una terribile verità

Colpo di scena nel giallo della ragazza rinvenuta morta e rinchiusa in un trolley gettato nelle acque del porto di Rimini. Sarebbe stata la madre a chiudere la figlia di 27 anni, morta per le conseguenze dell’anoressia, nella valigia e a gettarla nel mare dopo averne vegliato il cadavere per alcuni giorni in casa. Il trolley blu ritrovato nelle acque del porto canale di Rimini sabato 25 marzo, sarebbe stato buttato in acqua perché la donna era emotivamente e psicologicamente distrutta dal lutto. Il giorno prima del ritrovamento la signora, originaria di Mosca, 48 anni, badante in Italia, sarebbe tornata in Russia con un volo diretto.

MAGRISSIMA, DECEDUTA PER FAME

Il sostituto procuratore Davide Ercolani ha aperto un fascicolo, per ora formalmente contro ignoti, per dispersione di cadavere e abbandono d’incapace. Katerina, la giovane trovata cadavere, era in Italia con un regolare permesso di soggiorno ed era stata ricoverata diverse volte in ospedale per anoressia. Il suo corpo, estremamente esile e denutrito, tanto che lei sarebbe morta di fame, quando fu trovato era completamente nudo, magrissimo, e ripiegato nel trolley.

I SOSPETTI DELL’AMICO DELLA MAMMA

È stata proprio la notizia del ritrovamento del cadavere ad insospettire un amico intimo della mamma che si è quindi rivolto agli inquirenti. Agli investigatori l’uomo ha raccontato di essere stato in contatto con la madre della ragazza dal 10 marzo, data in cui la donna diceva di trovarsi già in Russia per le pratiche di successione dopo il decesso della propria madre. La donna aveva raccontato all’amico di aver portato con sé a Mosca anche la figlia malata, per farla visitare da uno specialista italiano all’estero.

LA CONFESSIONE AL TELEFONO

I contatti tra la donna e l’amico riminese avvenivano – stando sempre al racconto dell’uomo – su un’utenza cellulare italiana fino a quando la russa non ha chiamato con un cellulare estero. A quel punto però il cadavere era già stato scoperto e i sospetti dell’amico si sono aggravati quando – sempre in una conversazione telefonica – ha affrontato la donna chiedendole della sorte della figlia. A quel punto la 48enne è scoppiata a piangere e ha raccontato tutto, tranne il perché del suo comportamento. Quello sarebbe spiegabile e spiegato da un dolore devastante che le aveva obnubilato la mente.

Photo credits: Twitter

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