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Cultura e Spettacolo

Prof. Mario Soscia: “La musica, l’arte e la letteratura sono le sole possibilità di accrescimento della mente umana” [ESCLUSIVA FOTO+VIDEO]

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Il 31 marzo 2017, presso l’Institut Français Grenoble di Napoli, è stato presentato il volume “Axel Munthe, Debussy, Segovia à Capri et au Grenoble” del Prof. Mario Soscia. All’evento sono intervenuti illustri rappresentanti del panorama culturale internazionale. Un incontro-dibattito di grande spessore seguito in esclusiva da Velvet Mag.

“Axel Munthe, Debussy, Segovia à Capri et au Grenoble”: questo è il titolo del suo ultimo libro che è stato presentato il 31 marzo 2017 all’Istituto Grenoble di Napoli. Quali sono i temi principali su cui verte il volume?

Il libro, facendo riferimento a questi tre giganti della cultura e dell’arte, si pone come un tributo di affetto alla Svezia, alla Francia e alla Spagna, cui l’Italia, Napoli e Capri sono legate da sempre. Pensiamo alla Francia del periodo angioino, murattiano, del gran tour e dell’attualità di scambi culturali. Della Spagna poi Napoli ha assorbito nei secoli l’architettura, la lingua, la musica, il costume di vita; Napoli è la città più spagnola d’Italia. Non tutti sanno che alla Svezia Napoli è legata dal tempo angioino, dalla frequentazione di Brigitta, patrona svedese alla corte angioina di Giovanna I, per non parlare delle consuetudini della Regina Maria Cristina nel Seicento e della Regina Maria Victoria al tempo di Axel Munthe.

Nel sottotitolo si legge “Le vin dans l’histoire, la littérature et l’art”: il vino… un riferimento antico che ha una forte valenza simbolica, anche in senso liturgico, non solo frutto della vigna, ma anche “sangue di Cristo”. Nel suo testo in che chiave viene interpretato?

Suggestioni bibliche derivanti dalle Ecclesiastes e dal Cantico dei Cantici mi hanno consentito di introdurre l’origine del vino, il suo culto e la sua diffusione nei secoli; ampi riferimenti riportati nella Bibbia, gli usi, i costumi, l’erotismo, l’induzione del pensiero filosofico (Socrate, Platone, Aristotele), con rimandi al vino nella storia, dagli Assiri ai Babilonesi, dai Greci ai Romani, agli Etruschi, alla dea Ishtar. Il vino nella letteratura, da Anacreonte a Saffo ed Alceo, da Dante e Boccaccio al Rinascimento fino ai nostri giorni: abbiamo parlato del vino nell’arte e nella musica.

Anche nella Sacra Bibbia si parla del vino. Noè, secondo le Scritture, fu il primo a impiantare e coltivare una vigna e il succo dei grappoli fu la sua consolazione durante il Diluvio Universale. Nella Bibbia e in altre tradizioni spirituali il vino è simbolo della sapienza e non solo, anche di forti legami umani, non a caso il “Cantico dei Cantici” fa dei chiari riferimenti alle vigne, ai grappoli d’uva e alle celle del vino. Dunque dum vinum intrat, exit sapientia?

Abbiamo elevato un soave inno al nettare celeste, questo compagno di piacere, consolatore della nostra vita; ne abbiamo inoltre  riportato un frammento storico sulle licenziosità del vino nell’isola di Capri.

Axel Munthe, Debussy, Segovia, qual è il trait d’union tra questi tre grandi figure?

Ad Axel Munthe, medico scrittore, filantropo e benefattore dell’umanità, sono particolarmente legato per averlo a lungo letto e studiato.  Ho ritenuto di riferirne un aspetto  della personalità non a tutti noto: il suo doppelganger, il suo dualismo psicoaffettivo; da una parte la sua vita brillante nel mondo dei potenti e dell’alta società, dall’altra la sua indulgenza verso il mondo degli umili e degli ultimi con una abnegazione eroica durante le calamità come il colera del 1884, operandosi in lui una metamorfosi, una catarsi, un coinvolgimento psicologico  che lo appaga nella osservazione oscillante del bene e del male. Del colera nel 1973 sono stato protagonista  dirigendo  l’Ospedale Cotugno e con l‘isolamento del vibrione del colera  nella  notte del 27 agosto. Ne ho riportato i riferimenti al disagio psicologico, il perturbante Der Unheimlich secondo le teorie di Freud, Hoffmann ed Otto Rank. Esiste inoltre una liaison culturale che lega la Fondazione Axel Munthe di Anacapri alla Francia e all’Istituto Grenoble per frequentazioni e scambi culturali. Ricordiamo che Munthe aveva studiato e vissuto a Parigi e a Roma frequentava l’Académie Française, ai cui piedi, in Piazza di Spagna aveva il suo studio nel Palais di P.B. Schelley e J. Keats.

Capri, l’isola per eccellenza, che ha attratto artisti da tutto il mondo. Debussy vi dedicò “Les Collines d’Anacapri” nel “Premier Livre des Préludes”; Axel Munthe ne rimase folgorato e scrisse il suo più celebre racconto autobiografico: “La Storia di San Michele”, il cui titolo è riferito alla Villa San Michele che fece costruire ad Anacapri e nella quale si esibirono sia Debussy che Segovia. Quindi isola intesa come fonte d’ispirazione?

Musicalmente amo Debussy, che ho avuto la fortuna di studiare e ne ho riferito lo spaccato di una vita avventurosa ed affascinante. Mi sono soffermato sul suo “simbolismo” che ne caratterizzerà la vita, frequentatore dei Mardi di Stephan Mallarmé e di Jean Moreas; ho cercato di correlare la sua musica “sognata” alle sensazioni derivanti dalla sua consuetudine con la natura superba di Capri da lui frequentata a lungo, al seguito della sua mentore: Nadezda Filaretovna von Meck ed al tempo del suo Prix de Rome all’Académie Française Villa Medicis de Rome. Frequenterà Villa San Michele di Anacapri e donerà concerti nella cappella. A Capri scriverà lo stupendo preludio Les Collines d’Anacapri, sulla cui tessitura musicale mi soffermo con riferimento al suo linguaggio musicale. Aprirà la strada all’avanguardia moderna, ma nessuno dei successori ne eguaglierà la delicatezza sublime delle note. Vale per lui un aforisma di Adorno, a me molto caro: L’arte di Debussy è magia liberata dalla menzogna di essere verità. Al grande musicista spagnolo Andres Segovia mi legano poi i miei studi giovanili di chitarra classica al suo seguito a Santiago de Compostela; ha sublimato l’arte della chitarra restituendole la dignità di strumento da conservatorio, evocandovi il canto immateriale dell’arpa, la carezza eoliana del flauto, la saggezza del violoncello. Anche Segovia frequenterà Capri, donando meravigliosi concerti sia a Villa San Michele ad Anacapri. Fu ospite illustre anche del Grenoble di Napoli, invitato da Jean Pasquier ad esibirsi in concerto in giardino, sotto il pino di André Gide. Munthe, Debussy e Segovia si sono frequentati in un fermento di idee e di anime elette.

Il Grenoble de Naples è uno degli istituti più antichi della città. Un vero e proprio tempio della cultura. Non a caso è stato scelto come sede di questo importante incontro che ospita alcune tra le personalità più in vista del panorama culturale internazionale?

Il libro è scritto anche in francese, per avere studiato al Grenoble prima e a Parigi poi, con una tradizione culturale che risale a mio padre per continuare con mio figlio Ettore; al Grenoble sono legato per la continuità di frequentazioni e di collaborazione in convegni da me organizzati. Ho ritenuto di riportarne un affresco della storia dall’inizio, (nelle sedi di Palazzo Bagnara e di Palazzo Corigliano) alla sede attuale di via Crispi, di cui ho ripercorso le vicissitudini pre e post belliche. Le Palais è stato abitato da Francesco Crispi ed è stato sede della Mac Kean Bentinck Young Ladies School (per le giovani studentesse dell’aristocrazia partenopea) fino all’acquisto da parte dell’Université de Grenoble. Ne ho riferito la struttura architettonica con uno spaccato di vita dell’architetto Lamont Young, le frequentazioni e l’attività’ che ne fanno un faro di cultura franco partenopea.

Alla presentazione sono intervenuti illustri rappresentanti del mondo istituzionale e culturale nazionale ed istituzionale. Un’importante momento di dibattito e di confronto?

I relatori che sono intervenuti con grande spontaneità e immediatezza hanno onorato la letteratura, l’arte, la cultura e partendo dai personaggi di loro appartenenza che hanno dato lustro ai loro paesi, hanno conferito una caleidoscopica luminosità internazionale al nostro incontro, indirizzando con la loro scelta un messaggio di continuità intellettuale alla nostra Napoli culturalmente “ nobilissima”, per dirla con Benedetto Croce ed ancor prima con Domenico Antonio Parrino nel ‘600.

Grande spazio anche per l’arte, grazie all’intervento di pianoforte, violino e voce recitante, dunque un grande evento a 360°?

La presenza di artisti, attrici e musicisti  unitamente a proiezioni di capolavori d’arte inneggianti al vino  (da Fidia a Michelangelo, da Tiziano e Caravaggio a De Chirico) è voluta e non casuale, perché sottende la globalità della cultura e perché nel libro si parla di musica, letteratura e arte; i frammenti musicali e recitativi consentono di godere maggiormente del pensiero e del messaggio tramandato da queste grandi personalità.

Dopo una straordinaria carriera in campo medico, con notevoli riconoscimenti anche nell’ambito della ricerca a livello mondiale, si è sempre dedicato e interessato anche alla cultura, alla musica e alla scrittura. Come è riuscito a conciliare questi due aspetti della sua vita?

La musica, l’arte, l’approfondimento della letteratura, consentono di rientrare e di comprendere l’evoluzione del pensiero, sono le sole possibilità di un accrescimento fertile della mente umana. Ognuno di noi deve cercare sempre di volgere lo sguardo a tutto quello che ci circonda ed a quello che ci offre la natura che è poi il faro illuminante della scienza.

Photo Credits: Velvet Mag

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